Italia

Lampedusa, Corsinovi (Misericordie): «Orgogliosi del nostro lavoro»

Accuse pesanti quelle rivolte alla Misericordie sulla gestione del Centro di accoglienza di Lampedusa e Isola Capo Rizzuto. Sono quelle lanciate dalla trasmissione «Servizio Pubblico»: scarsità o assenza di cibo per i profughi, il «pocket money» (contributo di 5 euro ogni 2 giorni) non erogato. Quindi, per il programma di Santoro le Misericordie farebbero affari e non assistenza. A reagire immediatamente è il presidente della Federazione delle Misericordie della Toscana, Alberto Corsinovi che parla di accuse «strumentali». «In un Movimento grande e diffuso come il nostro, così come in tutti i consessi, – spiega – non è possibile escludere che esistano zone grigie. E nel caso in cui dovessero emergere non ci sarebbe titubanza ad affrontarle. Ma selezionando e montando in modo capzioso voci e testimonianze, facendo di tutta l’erba un fascio non si fa un buon servizio alla verità dei fatti, né del buon giornalismo».

Che cosa risponde alle accuse riguarda alla mensa del Centro che non avrebbe erogato i pasti?

«Il centro di accoglienza di Lampedusa al momento può contenere al massimo 300 persone. Ma nel momento dell’emergenza, di fronte allo sbarco di 1.300 migranti, la Misericordia non si è sottratta alle proprie responsabilità e si è adoperata per accoglierli. Appena arrivati, gli ospiti del Centro hanno letteralmente assalito il magazzino e la mensa ed è perfettamente comprensibile che nel momento di massima affluenza, i tempi di somministrazione dei pasti si siano allungati più del dovuto».

E sul fatto che il pocket money di 5 euro, previsto nel contratto di appalto, non viene dato ai profughi?

«L’erogazione del cosiddetto “pocket money” non può né deve avvenire attraverso l’erogazione di contanti, ma attraverso un credito di 5 euro ogni due giorni, spendibili nel centro per l’acquisto di diversi beni (sigarette, snack, ecc.). Nessuna somma in denaro liquido, quindi, può né deve essere erogata agli ospiti che peraltro potrebbe anche ingenerare fenomeni malavitosi tra loro».

I servizi andati in onda accostano inoltre il movimento anche ad una parte politica, il centro destra…

«È sicuramente azzardata l’equazione Misericordie=Centro Destra. Nelle nostre associazioni è rappresentato l’intero arco costituzionale e ci si relaziona con tutti».

Ci sono vantaggi nel coordinare il lavoro di una Misericordia?

«Dirigere una Misericordia, esserne “governatore”, non significa né prebende né onorificenze. I governatori sono volontari come tutti gli altri; volontari che hanno solo responsabilità diverse rispetto alla gente di buona volontà – i nostri confratelli e le nostre consorelle – che da secoli, ogni giorno, ci danno un pezzo della loro vita ritagliando tempo al lavoro, alla famiglia, alle relazioni personali».

Quale è la vostra missione oggi?

«Essere Misericordia oggi significa occuparsi anche delle nuove forme di povertà, come l’immigrazione, e farlo come abbiamo sempre fatto, a servizio di chi ha bisogno. Se fosse accertato che qualcuno si nasconde dietro a questi valori per fini di lucro e per perseguire il proprio tornaconto non avremmo esitazioni nel prendere provvedimenti. Ma alzare un polverone generalizzato come è stato fatto, evocando ombre pesanti senza peraltro provarle è profondamente ingiusto nei confronti delle decine e decine di migliaia di volontari che gratuitamente si spendono per gli altri. Noi siamo orgogliosi di essere Misericordie».

Com’è la situazione nella nostra regione?

«Il nostro slogan è “Misericordie della Toscana: ovunque accanto a te”, perché realmente le Misericordie lo sono. Sono diffuse in maniera capillare in tutto il territorio regionale ed è una vicinanza che va oltre la realtà geografica. È “vicinanza” l’impegno quotidiano dei confratelli e delle consorelle che offrono il loro tempo e la loro professionalità; è “vicinanza” l’attenzione ai bisogni della popolazione e lo è ancora di più il saper dare a questi bisogni risposte sempre nuove, diversificate e al passo con i tempi».