Italia

Migranti: mons. Savino (Cei), “perplessità su stato di emergenza e protezione speciale”

 Mons. Savino parla a margine del 43° Convegno nazionale delle Caritas diocesane in corso a Salerno. In assemblea aveva ribadito, poco prima, che “la Caritas o la Chiesa italiana non possono essere come una foglia di fico rispetto a certe politiche inadeguate. Vogliamo attivare processi di cambiamento”. Il riferimento è alle questioni povertà e immigrazione. “La Caritas da sempre testimonia il principio della sussidiarietà che fa crescere il rapporto tra società, enti, associazioni e istituzioni politiche – precisa mons. Savino -. Ritengo che la Caritas debba dialogare con le istituzioni politiche con l’auspicio che ascoltino la voce di chi capta i bisogni concreti e reali nei centri di ascolto, nel rispetto dei ruoli. Mai come in questo momento complesso e complicato, camminando insieme, possiamo raggiungere maggiori risultati per il bene comune”.  “Sono convinto che possiamo far sì che l’immigrazione da problema diventi una risorsa – ribadisce -, soprattutto quando leggo che un maggior numero di immigrati può abbassare il debito pubblico e quando sento che la Confindustria e gli imprenditori, dati alla mano, chiedono maggiori risorse”. Allora, prosegue, “mettiamo da parte pregiudizi e certi slogan. Evitiamo di essere sempre in campagna elettorale per seguire molto spesso atteggiamenti populisti o qualche prurito di pancia. Sapendo però che il tema dell’immigrazione non è di facile soluzione”.

Da qui l’appello “alle politiche europee e nazionali. Noi come Chiesa siamo disponibili al confronto anche se finora facciamo fatica ad essere ascoltati. Poi è chiaro che la politica deve fare le proprie scelte. Io valuterò il tutto dalle decisioni che prenderanno”. Nei giorni della tragedia di Cutro mons. Savino era stato sul posto a nome della Cei e anche oggi rinnova il suo invito a “non ragionare per partito preso, per slogan o precomprensioni ideologiche o perché dobbiamo rispondere a certi pseudo-desideri della gente, nel rispetto di chi la pensa diversamente da noi. Penso che in un tavolo serio di confronto su povertà e immigrazione possiamo portare a scelte politiche e istituzionali più rispettose”. Anche perché, citando Aldo Moro, “la democrazia cresce nella misura in cui c’è un rapporto equilibrato tra diritti e doveri” mentre “spesso ho l’impressione che certi diritti vengano quotidianamente alienati”, come ad esempio “il diritto di migrare”. “A scuola abbiamo studiato che i popoli sono l’insieme dell’incrocio di popoli diversi – ricorda -. Il tema non è di facile soluzione, non possiamo certo dire ‘tutti gli immigrati da noi’. Ecco perché l’Europa se c’è deve battere un colpo su queste questioni. Sono convinto che la grande opportunità democratica consiste nel fare dei fratelli immigrati una risorsa più che un problema. Sulla questione dell’immigrazione ci giochiamo sia una civiltà dell’amore sia una democrazia più matura”.