Italia

Minori stranieri non accompagnati: Agia e Unhcr, 22 strutture visitate in 11 regioni e 203 ragazzi coinvolti di 21 nazionalità

«Vorrei sapere come sono le leggi in Italia, come si fa ad avere i documenti, come trovare lavoro». «Quanto tempo uno straniero può stare senza documenti? Quanto tempo ci vuole per avere un passaporto? Quali sono le leggi per un minore?». «Perché il tutore non risponde mai o non lo vedo mai? Perché il tutore segue 8 o più ragazzi? Come fa a svolgere correttamente il suo ruolo? Perché ci sono pochi tutori per i ragazzi?». «Vorrei avere degli amici italiani». Sono voci e richieste dei minori stranieri non accompagnati, raccolte dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza (Agia) e dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr). Quali sono i rischi, le vulnerabilità, i sogni e i bisogni dei minori stranieri non accompagnati (Msna) ospiti dei centri di prima e seconda accoglienza in Italia sono fotografati nel dossier «L’ascolto e la partecipazione dei minori stranieri non accompagnati in Italia. Rapporto finale attività di partecipazione Agia-Unhcr 2017/2018», frutto, per l’appunto, di un lavoro congiunto dell’Agia e dell’Unhcr. Il dossier è stato presentato oggi al Museo dell’Ara Pacis a Roma dalla garante Filomena Albano e dalla portavoce Unhcr per il Sud Europa Carlotta Sami.

Ventidue le strutture visitate in 11 regioni per un totale di 203 minorenni coinvolti (età media 17 anni) di 21 nazionalità diverse. Nell’ambito delle visite sono stati realizzati focus group e attività di partecipazione e ascolto. Al termine sono state adottate dall’Autorità garante raccomandazioni che rappresentano la sintesi e la voce dei ragazzi che hanno preso parte all’attività.

Il rapporto evidenzia alcune delle problematiche più segnalate: «Nell’80% dei centri visitati sono state rilevate diffuse e sostanziali carenze nelle informazioni e nelle attività di orientamento destinate ai ragazzi. Nel 53% è stata denunciata la mancanza di attività di socializzazione e nel 47% dei casi è risultato che la permanenza nei centri di prima accoglienza o emergenziali si è protratta ben oltre i 30 giorni massimi fissati dalla legge». Non solo: «I gestori dei centri hanno lamentato tempi lunghi per la nomina dei tutori. Insieme ai ragazzi hanno, inoltre, segnalato l’impossibilità di far giocare i giovani in squadre di calcio iscritte alla Figc, poiché per il tesseramento è richiesta la firma di autorizzazione da parte di un genitore».

E ancora: «L’80% dei minorenni coinvolti poi nelle attività di partecipazione ha chiesto approfondimenti e chiarimenti sulla procedura di richiesta di protezione internazionale e il 60% li ha chiesti sul funzionamento della Commissione territoriale, competente sulla valutazione delle richieste. Il 70% ha dichiarato di aver percepito ostilità o pregiudizi, mentre il 50% ha manifestato l’esigenza di condividere tempo e spazi con i coetanei italiani. Il 40% ha dichiarato di non essersi sentito coinvolto nelle scelte al proprio percorso legale in Italia».

«Ascolto e partecipazione sono stati gli assi su cui è stato sviluppato il ricco e articolato piano di lavoro realizzato in questi due anni con Unhcr» ha sottolineato Filomena Albano. «Grazie all’ascolto è stato possibile impostare le attività di partecipazione avviate nel 2018. Pur trattandosi di attività sperimentali le azioni hanno rappresentato una grande occasione di crescita – ha evidenziato Albano -. I giovani ospiti del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) di Firenze e Pescara ad esempio hanno portato la loro testimonianza ai corsi di formazione per aspiranti tutori volontari. Quelli di Roma hanno partecipato a laboratori di fotografia che sono stati l’occasione per realizzare la mostra ‘Io So(g)no’, in esposizione al Museo dell’Ara Pacis dal 19 giugno. Le attività hanno permesso ai minori di sentirsi parte di un processo in cui loro, al pari degli adulti, sono stati parte attiva».

«Quasi la metà della popolazione rifugiata nel mondo è costituita da bambini, molti dei quali trascorrono tutta la loro infanzia lontano da casa – ha dichiarato Carlotta Sami -. È molto importante collaborare con i minori stessi per garantire loro protezione, rafforzando i meccanismi di partecipazione attiva nelle decisioni che li riguardano, anche attraverso la collaborazione con le autorità nazionali come Agia».