Italia

Misericordie, la base chiede unità

Si tiene venerdì 16 e sabato 17 marzo, al First Hotel di Calenzano (Fi), l’Assemblea nazionale delle Misericordie d’Italia, già programmata per il 10 e 11 febbraio scorsi e poi rimandata a causa dell’emergenza maltempo che avrebbe reso molto difficile la partecipazione da tutta Italia dei rappresentanti delle oltre 800 Confraternite. All’ordine del giorno un passaggio fondamentale per la Confederazione. I delegati sono chiamati ad approvare il nuovo statuto, frutto del lavoro di due successive commissioni, guidate dall’avvocato pratese Mauro Giovannelli, chiamato dai vescovi toscani a cercare di comporre i dissidi interni che rischiavano di paralizzare il movimento. Il testo è stato poi approvato con alcune piccole modifiche dal Consiglio nazionale nel novembre scorso.

Il nuovo Statuto – la cui esigenza era sentita da tempo – prevede strutture decentrate autonome, regionali e se necessario anche zonali, pur se nell’ambito di una confermata forte unità del movimento e secondo le regole nazionali. Proprio a garanzia dell’unità del movimento viene istituito un «Consiglio dei saggi», destinato a tutelare la fedeltà ai principi ispiratori del movimento. Tra le principali novità quella di organi nazionali più snelli: il Consiglio nazionale passa da 31 a 21 componenti, il Consiglio di presidenza da 9 a 7 componenti. La durata delle cariche viene limitata a 2 soli mandati (tranne il Consiglio dei saggi). La quota sociale è obbligatoria per tutte le associazioni iscritte alla Confederazione nazionale, sulla base di una quota fissa e una variabile in relazione al bilancio e al numero di confratelli che compone ogni Misericordia.

Abbiamo voluto raccogliere il pensiero di due governatori di grande esperienza, Gabriele Bellettini, che guida la Misericordia di Grosseto da 18 anni, e Maria Petrà, a capo della Misericordia di Prato, una delle più grandi e vitali. Da entrambi arriva l’invito a superare divisioni e rivalità e ad approvare il nuovo statuto.

Gabriele Bellettini

«Un sì convinto. Basta litigare»

«Vogliamo una Misericordia unita, in tutta Italia, dove non ci siano contrasti interni. Vorremmo dei dirigenti autorevoli, in grado di affrontare le varie situazioni. E dei funzionari nella sede centrale che quando si chiamano ci diano risposte immediate e precise». Gabriele Bellettini, 69 anni, da quasi due decenni Governatore della Misericordia di Grosseto, alla prossima assemblea della Confederazione ci sarà e voterà convinto per il nuovo Statuto. «Abbiamo detto fin dal primo momento che saremmo andati a votare, avremmo sostenuto il nuovo statuto e avremmo dato una mano perché passasse». Perché «è cambiato il mondo da quando fu fatto lo statuto attuale. E mettersi di traverso non serve a niente». Delle polemiche che hanno scosso la Confederazione e che considera tutte «fiorentine», non ne può più. «Ritengo sia assurdo discutere, litigare, apparire all’esterno come divisi». «La proposta che è stata fatta – ammette – non è certo perfetta, ma è comunque positiva. Magari, per non dare sponda a chi fa polemica, bisogna cercare una mediazione, garantire che tra un anno o due si rivede lo statuto per verificare se è stato consono alle esigenze di tutti».

Alla Confederazione chiede che si faccia qualcosa per rivedere la convenzione con la Regione. Perché la «crisi», che in questi ultimi tempi ha messo in seria difficoltà alcune confraternite, si fa sentire anche a Grosseto. «La situazione è peggiorata, dal punto di vista economico. Dispiace licenziare le persone, ma tutti i servizi vengono gestiti con una convenzione che è stata firmata oltre 10 anni fa, quando la benzina costava un quarto di oggi. L’Iva è aumentata, i meccanici prendono di più. Ci sono centomila balzelli e obblighi… Con una convenzione in cui ci si rimette molto per il 118, come si fa ad andare avanti? La convenzione va rivista. Promesse ce ne sono state fatte tante. Ora servono fatti concreti».

Per gestire i servizi in convenzione, come il 118, il volontariato non basta. La Misericordia di Grosseto ha quasi 4 mila iscritti, ma ha dovuto assumere una quindicina di persone. «Il rischio è quello di diventare un’azienda, se non si tengono sempre presenti i nostri valori. Siamo ancora in piedi perché abbiamo un cimitero. Ma ora abbiamo lavori da 3 milioni e mezzo…». Di recente è stata recuperata una chiesa del ’300, che franava, proprio in mezzo alla città. Un investimento di 400 mila euro. Tra i giovani c’è interesse per il volontariato. Anche se poi «si fidanzano, trovano lavoro fuori; oppure quelli che si impegnano di più, magari trascurano la scuola e le famiglie si lamentano. Noi si fa puro volontariato – ci dice con orgoglio – a partire da me che sono pensionato». Governatore Bellettini si è ritrovato per caso. «Da consigliere regionale detti una mano a risolvere i problemi sulla natura privata delle Misericordie. Il vecchio governatore, che poi è morto, mi disse: “mi devi sostituire”. Alla sua morte mi chiamarono e insisterono. Mi sono trovato eletto e l’ho fatto anche volentieri. Non l’ho lasciato neanche quando ho fatto il sindaco di Grosseto».

Claudio Turrini

Maria Petrà

«Dobbiamo essere tutti più umili»

Occorre un piccolo passo indietro, da parte di tutti, ritrovare l’unione è la cosa più importante». Ha un tono pacato ma estremamente fermo Maria Petrà, governatore della Misericordia di Prato. Venerdì 17 marzo avrà il difficile compito di presiedere la prima giornata dell’assemblea nazionale in programma a Calenzano, quella convocata per approvare il nuovo Statuto, da tempo pomo della discordia.

Nell’Arciconfraternita pratese il «presidente» è chiamato proposto, «il governatore ricopre un ruolo di carattere morale», tiene a precisare la Petrà che rivolge a tutti i confratelli un invito: «Lasciate a casa i contrasti, discutiamo, dialoghiamo ma nel rispetto reciproco». Ha anche un’idea per cominciare nel migliore dei modi, sotto il segno dell’unità, i lavori assembleari: «Recitare insieme il Padre Nostro, le parole della preghiera contengono esortazioni e impegni adatti a superare questo difficile momento pieno di litigi».

Entrata 25 anni fa nella Misericordia, Maria Petrà è anche membro del Consiglio nazionale di presidenza, prima con la gestione di Gabriele Brunini e adesso con quella di Roberto Trucchi. «Sto vivendo con molto dispiacere questa intensa fase di scontri interni – ammette – le diversità invece di evidenziare la ricchezza della pluralità di anime che compongono il grande mondo delle Misericordie sono elemento di divisione». Le differenze regionali e locali non devono essere un handicap ma una forza, «altrimenti nessuno ci ascolta, in particolare le istituzioni, parlare a più voci è deleterio». Il governatore lo sa bene, visto che a Prato, negli anni precedenti la progettazione e la costruzione della nuova sede inaugurata due anni fa, ci fu uno scontro al calor bianco tra fazioni interne. «Noi ne siamo usciti e adesso possiamo fregiarci di avere una delle sedi operative più moderne d’Italia – sostiene Petrà – ma i litigi ci hanno fatto vivere anni tristi, le parti pensavano di agire entrambe per il bene della Misericordia, questo è l’errore». Quello che occorre secondo lei «è di essere tutti più umili». «Prendiamo spunto dai nostri ragazzi – dice il governatore – quando sono andata alla Gmg di Madrid ero con giovani volontari delle Misericordie, erano gioiosi e avevano uno spirito di fratellanza contagioso, impariamo da loro».  È così fiduciosa? «Sì, lo sono sempre e credo nella Provvidenza oltre che negli uomini». La Petrà vede tutto in positivo, non a caso quando le si chiede un commento sulla eventualità che nel 2013 saranno tagliati i fondi per il servizio civile, lei scrolla le spalle e risponde sospirando ma con un sorriso. «Leggo su molti giornali che c’è crisi di volontari, io non penso sia così – conclude – a Prato ne abbiamo tanti, avviciniamo ancora molti giovani, quello su cui dobbiamo puntare è la formazione al servizio, indirizzarli verso un impegno che li possa gratificare, il bene si fa sempre con gioia».