Italia

OTTO PER MILLE, MASCARINO (CEI): «UNA COMUNICAZIONE SCORRETTA E CONTRADDITTORIA»

“Una comunicazione scorretta e contraddittoria”. Paolo Mascarino, responsabile del Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica, definisce in questi termini al SIR alcune notizie, apparse oggi su un quotidiano nazionale, relative alle destinazioni dell’otto per mille dell’Irpef a favore della Chiesa cattolica. La prima “contraddizione”, spiega, consiste “nell’affermare che la Cei non dichiara le spese e dichiarare poi, subito dopo, che lo spot dell’otto per mille sullo tsunami è costato 9 milioni di euro”. Un “dato pubblico”, questo, “disponibile – come tutti gli altri dati relativi all’otto per mille – sul sito della Chiesa cattolica (www.chiesacattolica.it)”. Dire, inoltre, che lo spot sia costato “il triplo di quanto la Chiesa ha donato”, sostiene Mascarino, “è ridicolo”, visto che quello della Cei a favore delle vittime dello tsunami “è solo una delle centinaia di interventi caritativi nel Terzo Mondo, per i quali solo l’anno scorso sono stati stanziati 85 milioni di euro”. Quanto alla presunta affermazione che la Cei dedichi solo spot alla carità, il responsabile del Servizio Cei ribatte che “sono previsti spot per tutte le finalità delle somme ricavate dall’otto per mille: due spot alla carità, due al culto e alla pastorale, una al sostegno dei sacerdoti”.

“Tutti gli anni – informano dal Servizio Cei dell’otto per mille – il quotidiano Avvenire pubblica il resoconto dell’otto per mille, con dossier di approfondimento, e lo stesso fanno tutti gli oltre 160 settimanali diocesani (circa 1 milione di copie), grazie alle tabelle diffuse dal SIR e ai dati pubblicati sul nostro sito. La Cei compra, inoltre, ogni anno una pagina sui tre più grandi quotidiani nazionali, per le stesse finalità: Repubblica, Corriere e Sole 24 Ore”. Riguardo al meccanismo del “voto fiscale” previsto dall’otto per mille e ad una presunta contrapposizione con la contribuzione “assolutamente volontaria” in altri Paesi europei, Mascarino replica citando il caso della Germania, dove al contrario esiste “una tassa obbligatoria” a favore della Chiesa, indipendentemente dal reddito. In merito, inoltre, ad una ipotetica “preferenza” degli italiani per il cinque per mille, Mascarino precisa che, semmai, “è stato proprio l’otto per mille a fare da traino al cinque per mille”: entrambi, poi, hanno riscontrato il favore del 61% dei dichiaranti, se si aggiungono al calcolo del cinque per mille (come si fa per l’otto per mille) “anche i 15 milioni di pensionati non dichiaranti”, scorporati da esso.

L’otto per mille aumenta, ma diminuisce la spesa per il clero: è una delle argomentazioni di fondo dell’articolo. “È vero – osserva Mascarino – i fondi dell’otto per mille sono cresciuti in questi anni come valore assoluto, ma in proporzione la percentuale di incidenza diminuisce”. Attraverso i fondi del’otto per mille, “i sacerdoti sono sostenuti per il bene del Paese: tutti i 39mila preti presenti in Italia ritornano ai cittadini attraverso la presenza capillare del clero sul nostro territorio”. Così come, grazie sempre all’otto per mille, “tornano al Paese risorse sotto forma di carità, ma anche di interventi di culto e pastorale, con i beni culturali restaurati…”. C’è poi la questione del rapporto con le altre confessioni religiose, nel caso dell’articolo citato, con i valdesi. A questo proposito, Mascarino afferma: “Occorre che decidano se considerare la ripartizione degli astenuti un bene o un male. Se l’hanno scelta, devono accettare anche il meccanismo che la regola”. Quanto al fatto che i valdesi non destinano le risorse dell’otto per mille ai pastori, Mascarino spiega: “Nell’intesa stipulata con lo Stato italiano, lo Stato non ha dato loro questa possibilità perché non avevano la congrua (poi sostituita con l’otto per mille), a differenza della Chiesa cattolica”. Non sono solo i valdesi che “si sostengono da soli”, conclude Mascarino: “I 39mila preti italiani sono finanziati per il 50% dai fondi dell’otto per mille, ma per l’altro 50% la Chiesa si autofinanzia”.