Italia

Riforma Costituzione: Occhetta (Civiltà cattolica), tre «criteri di discernimento» per il referendum

«La riforma proposta dal Governo si basa su alcuni punti qualificanti: l’abolizione di un Senato elettivo e l’istituzione di un Senato delle autonomie formato da 100 componenti; lo snellimento nei tempi per approvare le leggi, l’abolizione del Cnel, il riordino delle competenze tra Stato e Regioni» e «vengono abolite formalmente dalla Carta costituzionale anche le Province». Padre Francesco Occhetta traccia, sul prossimo numero de «La civiltà cattolica» (28 maggio) una lettura della riforma costituzionale appena varata dal Parlamento e che sarà sottoposta a referendum confermativo in autunno.

Il superamento del «bicameralismo perfetto», insieme «allo sganciamento del Senato dal rapporto di fiducia al Governo, permetterà – secondo Occhetta – di creare una Camera politica basata sulla dialettica tra maggioranza e minoranza, come dimostra l’esperienza delle demo­crazie moderne più avanzate (Francia, Inghilterra, Spagna, Germa­nia e Usa)». L’articolo entra nel merito delle novità previste dalla riforma e tra i punti qualificanti segnala lo snellimento del procedimento legislativo. «In generale, il testo rimane una bussola di orientamento che po­siziona l’Ordinamento sull’asse maggioranza e opposizione — nello spirito dei referendum degli anni Novanta — e sul rapporto tra elet­ti ed elettori».

Sull’appun­tamento referendario d’autunno, padre Occhetta sostiene  sia «l’occasione per rifondare intorno alla Costitu­zione la cultura politica del Paese. Non si tratta di un voto favorevole o contrario al Governo, ma di qualcosa di più e di diverso, che ri­guarda l’identità della democrazia». Tutta­via «è prioritario chiedersi: cosa deve essere una Costituzione?», «la riforma è di utilità del popolo italiano?», essa «ha coinvolto le opposizioni?».

L’articolista fornisce a questo punto tre criteri da considerare e argomenta: «Per votare a favore o contro la riforma, va anzitutto compresa la logica referendaria: l’elettore è chiamato a dare un giudizio sin­tetico e globale»; «sarà piuttosto un parere favorevole o contrario sulle innovazioni del testo: la composizione, i poteri e la missione del nuovo Senato, il nuovo equilibrio tra Governo e Parlamento». «Proprio perché la sovranità parlamentare e la sovranità popo­lare non sono in antitesi ma coincidono nell’istituzione del Par­lamento, il voto del referendum (che non richiede quorum) serve per verificare se i cittadini concordano sulla scelta del Parlamen­to nel revisionare la Costituzione».

Il secondo criterio di discernimento riguarda «la coerenza e lo ‘sviluppo’ costituzionale. Secondo questo spirito, occorre valutare se le innovazioni proposte si muovono dentro un disegno di svilup­po e di adeguamento ai tempi oppure di inopportuna demolizione del testo precedente». Infine, «il terzo criterio di discernimento è l’attenzione al merito, che va oltre le personalizzazioni e le strumentalizzazioni politiche del testo. L’elettorato è chiamato a pronunciarsi sul dettato, certamen­te non neutro, per approvarlo o bocciarlo, e sulle soluzioni in esso contenute».