Italia

Sbarra (Cisl): “Il più grande strumento di inclusione sociale resta il lavoro. In Italia serve un patto anti inflazione”

“Il più grande strumento di inclusione sociale è e resta il lavoro”, lo afferma Luigi Sbarra, Segretario generale della Cisl, in un’intervista a Toscana Oggi sul numero di questa settimana. L’occasione è il convegno “Sviluppo, Lavoro, welfare per l’inclusione sociale» promosso dalla Cisl Toscana che si terrà a Siena il prossimo 16 febbraio. Un momento di confronto e riflessione tra istituzioni, sindacato, società civile e la Chiesa. Sono previsti, tra gli altri, anche gli interventi di Eugenio Giani, presidente della Regione Toscana, Luigi Sbarra, segretario generale Cisl, il card. Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino e vescovo di Montepulciano-Chiusi-Pienza, Alessandra Nardini, assessora istruzione e formazione professionale Regione Toscana, e Ciro Rece, segretario generale Cisl Toscana.“Servono nuove politiche industriali, fiscalità di vantaggio, investimenti in infrastrutture materiali, digitali e sociali comprese scuola, sanità e pubblico impiego, contrasto al precariato e a ogni forma di sfruttamento, ammortizzatori sociali universali, politiche attive e formazione. Non è un libro dei sogni. Abbiamo la leva fenomenale del Pnrr: nostro dovere è utilizzarlo fino all’ultimo centesimo vincolando le risorse a incrementi occupazionali, sostegno per le aree deboli, giusta transizione, innovazione sostenibile, rispetto dei diritti dei lavoratori e coesione sociale, aggiunge SbarraRispetto all’attuale momento di crisi, il segretario della Cisl auspica “auspichiamo che da parte di tutti ci sia la volontà di sedersi a un tavolo e costruire un patto anti inflazione per rinnovare e innovare i contratti, controllare prezzi e tariffe, alleggerire il carico fiscale su lavoratori, pensionati e imprese che investono e creano posti di lavoro stabili. Le aziende, a loro volta, dovrebbero impegnarsi a non licenziare, a estendere la contrattazione di secondo livello, ad aumentare e a redistribuire la produttività in busta paga, legando sempre più il salario a strumenti di effettiva partecipazione dei lavoratori. Un grande accordo triangolare è la strada per ricucire quelle fratture sociali ed economiche determinate dalla disintermediazione e dalle sterili contrapposizioni ideologiche”.