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Sergio Mattarella è il 12° Presidente della Repubblica

I voti raccolti sono stati 665 su 995 votanti. Ferdinando Imposimato ne ha ottenuti 127, Vittorio Feltri 46 e Stefano Rodotà 17. Le bianche sono state 105. Altri voti sono andati a Bonino, Prodi e Martino (2 ciascuno). 13 i voti dispersi.

Democristiano da sempre, il vero amore del possibile nuovo Capo dello Stato è quello per il diritto: un binomio inscindibile che come prima tappa della sua brillante carriera giuridica lo portò, sul finire degli anni ’70, alla cattedra di docente di Diritto parlamentare all’Università di Palermo. Figlio di Bernardo Mattarella, Sottosegretario ai Trasporti e poi ministro dei governi De Gasperi, Sergio Mattarella fa parte di quella generazione di giovani democristiani «rottamatori ante litteram» di una classe politica ormai evidentemente superata. Oltre a suo fratello Piersanti, presidente della «svolta» Dc, dello studio di Mattarella in via Libertà facevano parte i nomi di quella che, negli anni successivi, si sarebbe affermata come l’intelligentia palermitana in grado di legare a doppio filo la Sicilia alle dinamiche politiche nazionali. Così, in quel «cerchio» trovavano posto l’attuale sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, che con Mattarella fu tra i fautori di quella che passò alla storia come la «primavera» del capoluogo sicliano; il giovane Vito Riggio, che sarebbe diventato presidente dell’Enac; il sindacalista della Cisl ed ex viceministro dello Sviluppo Economico nel governo Prodi, Sergio D’Antoni; e ancora Carlo Vizzini, leader palermitano socialista capace di collezionare ben quattro ministeri in meno di 10 anni, dall’83 al ’92.

I voti finali raccolti dal candidato indicato dal Pd sono stati alla fine 665. Sulla carta Mattarella poteva contare fino a ieri sera su circa 560 voti: 444 grandi elettori del Pd (al netto di Pietro Grasso e Valeria Fedeli), 33 di Sel (al netto di Laura Boldrini), 43 di Scelta Civica e Per l’Italia-Centro democratico (al netto di Domenico Rossi e Mario Caruso che fanno parte della componente del senatore Mario Mauro), 17 senatori del gruppo Per le Autonomie. A questi si aggiungono 17 deputati del gruppo Misto della Camera: il presidente Pino Pisicchio, Nello Formisano (Idv), 5 delle minoranze linguistiche, 6 del Psi, 4 di Maie. Poi ci sono alcuni dei 32 fuoriusciti del M5s. Nella notte aveva deciso di appoggiare la candidatura di Mattarella anche il ministro dell’interno Angiolino Alfano, a nome di Area popolare (Ncd-Udc, 75 elettori), pur dicendosi contrariato dal metodo seguito da Renzi.

La «conta» dei voti. Nonostante questa ampia convergenza sul candidato di Renzi, si è voluti andare comunque «alla conta». Sulla scheda ogni gruppo politico ha scritto quel nome a suo modo, in modo da rendere possibile una contabilità degli «apporti». Così sulle schede si sono alternati: «Mattarella», «On. Mattarella», «Mattarella S.», «Sergio Mattarella», «Mattarella Sergio», «On. Prof. Mattarella» e «On. S. Mattarella». Il M5s aveva chiesto alla presidente Boldrini di leggere solo in cognome e non la dizione completa, ma la richiesta non è stata accettata.

Pochi minuti prima che la soglia dei 505 fosse varcata, l’ex presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha lasciato la sala del governo, dove ha seguito lo spoglio della quarta votazione, per rientrare nell’aula di Montecitorio. Ai cronisti che gli chiedevano se fosse contento per l’elezione di Sergio Mattarella, Napolitano ha risposto: «Assolutamente sì».

L’attesa a casa con la famiglia. Sergio Mattarella, ha atteso lo spoglio del quarto scrutinio a casa della figlia Laura nel quartiere Flaminio, a Roma. Con lui anche gli altri figli Bernardo, Francesco e Giorgio, i seni nipoti, la sorella e alcuni cari amici. Mattarella ha lasciato stamani la foresteria della Consulta, dove di norma alloggia, per recarsi dalla famiglia e poi, a elezione avvenuta, è tornato al palazzo della Consulta. Lì la presidente della Camera Laura Boldrini, insieme alla presidente vicaria del Senato, Valeria Fedeli, gli ha comunicato l’avvenuta elezione con 665 voti. In neo-presidente ha fatto solo un brevissimo commento davanti alle telecamere dei cronisti: «Penso solo a difficoltà e speranze dei cittadini».

L’ex Dc Mattarella, da ministro Difesa a giudice Consulta

Nato a Palermo il 23 luglio 1941, avvocato, professore universitario, Sergio Mattarella è giudice della Corte Costituzionale dall’ottobre 2011, eletto dal Parlamento. Deputato dal 1983 al 2008, ha fatto parte della Commissione Affari esteri, della Commissione Affari costituzionali, della Commissione bicamerale per le riforme istituzionali (1992, presidenza De Mita-Iotti e 1996 presidenza D’Alema), della Commissione d’inchiesta sul terrorismo e di quella sulla mafia, della commissione parlamentare per le questioni regionali; ha presieduto il Comitato per la Legislazione e la Commissione giurisdizionale per il personale.

Nel 1993 è stato estensore e relatore della legge elettorale maggioritaria in vigore fino al dicembre 2005 (il cosiddetto «Mattarellum»). Dal maggio 1996 all’ottobre 1998 è stato presidente del Gruppo parlamentare dei Popolari e democratici.

Ministro per i Rapporti con il Parlamento nei governi Goria e De Mita (1987-1989): sono di quel periodo la riforma dell’ordinamento della Presidenza del Consiglio e l’abolizione dell’ordinarietà del voto segreto in Parlamento. Ministro della Pubblica Istruzione nel governo Andreotti (luglio 1989), si è dimesso nel luglio 1990 in dissenso rispetto alla legge sulle emittenze televisive. Durante il suo mandato, tra l’altro, si è svolta la Conferenza nazionale della scuola (gennaio-febbraio ’90) ed è stata approvata la riforma della scuola elementare con l’introduzione del modulo.

Dall’ottobre 1998 è stato Vice Presidente del Consiglio nel primo governo D’Alema, con la delega per i servizi di sicurezza. Dal dicembre 1999 al giugno del 2001 è stato Ministro nella Difesa (secondo governo D’Alema e governo Amato). Durante il suo mandato, tra l’altro, sono stati approvati il decreto, del 5 novembre 2000, che ha trasformato l’Arma dei Carabinieri in Forza armata autonoma e la legge del 24 novembre 2000, che ha abolito il servizio militare obbligatorio. Sono di quel periodo la ampia partecipazione alle missioni di pace realizzata dall’Italia, con l’apprezzamento dell’Onu, il contributo allo sviluppo della politica europea di sicurezza e difesa comune, con la formazione del Comitato militare e dello Stato Maggiore della Ue e la decisione del Consiglio europeo dei ministri della Difesa della Unione Europea di costituire un Corpo d’armata comune per interventi di mantenimento della pace e di gestione delle crisi.

Più volte componente della Direzione della Democrazia Cristiana, dall’ottobre 1992 al luglio 1994 è stato direttore politico de «Il Popolo». Dal novembre 1984 al luglio 1988 commissario straordinario della D.C. di Palermo fu parte della stagione politica passata alle cronache come «Primavera di Palermo» con la formazione di giunte comunali politicamente innovative.

La proverbiale riservatezza di Sergio Mattarella si rispecchia anche sulla rete: niente profili sui social si chiamino Twitter o Facebook, poca presenza in rete.

Cerimonia giuramento, ecco come avverrà

Il Giuramento del Presidente della Repubblica, fissato per martedì 3 febbraio, alle 10, avviene davanti al Parlamento riunito in seduta comune integrato dai delegati regionali. Il Presidente della Repubblica, accompagnato dalla Segretaria generale della Camera dei deputati, Lucia Pagano, si reca a Palazzo Montecitorio – si legge in una nota dell’ufficio stampa della Camera – con una vettura del Quirinale, scortata dai Carabinieri in motocicletta. La partenza è segnalata dalla campana di Montecitorio. La Presidente della Camera, Laura Boldrini, e la Presidente Vicaria del Senato, Valeria Fedeli, si recano all’ingresso principale di Montecitorio per accogliere il nuovo Presidente. La campana, a questo punto, cessa di suonare. Nell’atrio un reparto di Carabinieri, in grande uniforme, rende gli onori.

Nella Sala dei Ministri il Presidente della Repubblica viene salutato dai componenti del Consiglio di Presidenza del Senato e dell’Ufficio di Presidenza della Camera. Successivamente il Presidente, accompagnato dalla Presidente Boldrini e dalla Presidente Fedeli, con le rispettive Segretarie generali, Lucia Pagano ed Elisabetta Serafin, raggiunge l’Aula.

Il Presidente della Repubblica sale sul banco della presidenza dove in precedenza hanno preso posto i componenti degli Uffici di presidenza delle due Assemblee. La Presidente Boldrini dichiara aperta la seduta ed invita il Capo dello Stato a prestare giuramento a norma dell’art.91 della Costituzione. Dell’avvenuto giuramento viene dato annuncio dalla campana di Montecitorio e da 21 salve di artiglieria.

Il Presidente della Repubblica rivolge il messaggio alla Nazione. Al termine un Segretario di presidenza dà lettura del processo verbale della seduta. Il Presidente del Consiglio viene accompagnato dal banco del Governo alla Galleria prospiciente il Cortile. Al termine della lettura del processo verbale, la Presidente Boldrini dichiara chiusa la seduta. Subito dopo le Presidenti delle Camere accompagnano il Presidente della Repubblica alla Galleria dove viene accolto dal Presidente del Consiglio. Nell’atrio un reparto di Corazzieri, in uniforme di gran gala, rende gli onori. Il Capo dello Stato, con le Presidenti delle Camere e il Presidente del Consiglio, esce da Palazzo Montecitorio.

La Cerimonia si conclude con l’esecuzione dell’Inno Nazionale e il Capo dello Stato che passa in rassegna il reparto d’onore schierato con bandiera e banda.