Italia

Tav: Di Maio, «mi ha lasciato interdetto che la Lega metta in discussione Governo»

Richiamando il contratto di Governo, «atto solenne per la nascita del Governo» gialloverde, Di Maio, nella conferenza stampa a Palazzo Chigi, ha ricordato come abbia chiesto di inserire la Tav Torino-Lione nel medesimo contratto, con «l’impegno a ridiscutere integralmente il progetto nell’applicazione dell’accordo tra Italia e Francia». «Mettere la linea altra velocità Torino-Lione nel contratto non è stata una volontà ideologica. Qui non siamo contro l’alta velocità né contro il trasporto su rotaie né contro le infrastrutture italiane, tanto che abbiamo commissionato, come Governo, un’analisi costi-benefici», da cui è emerso che «quest’opera non stava in piedi», «non è produttiva» per il Paese. Per il vicepremier, «il risultato dell’analisi costi-benefici non era scontato», tanto che «altre opere, su cui eravamo contro quando sono partite, le analisi costi-benefici hanno detto che dovevano andare avanti: il Terzo valico, Brennero, Tap», questioni fondamentali per il Movimento 5 Stelle. Ora, secondo Di Maio, «deve iniziare l’interlocuzione con la Francia, a carico del presidente del Consiglio e dei ministri dei Trasporti e degli Esteri, per ridiscutere integralmente il progetto, alla luce dell’analisi costi-benefici». Il vicepremier ha proseguito dicendo di essere «consapevoli che ci sono un accordo internazionale, delle leggi, dei fondi europei, degli impegni, ma non si possono vincolare soldi degli italiani a una opera che si deve ridiscutere». «Se stiamo parlando dei soldi degli italiani, di diversi miliardi, prima vai a ridiscutere l’opera e poi decidi cosa vai a farne dei soldi», ha detto, facendo riferimento alla scadenza dei bandi Telt, prevista per lunedì.

«Cosa poteva accadere se avessi messo in discussione la legittima difesa, che non ho fatto e non farò, nel contratto di Governo? Se avessi messo in discussione il decreto sicurezza e altri argomenti che quando abbiamo scritto il contratto di Governo sono entrati in quota Lega? Vi sareste arrabbiati», ha affermato il vicepremier, rivolgendosi all’elettorato della Lega, dicendo che lo stesso vale per il tema della Tav Torino-Lione, caro al Movimento. «Non si può mettere a rischio il Governo per un punto che è all’interno del contratto di Governo. È un paradosso», ha sostenuto. Anche perché «significa mettere a rischio ‘Quota 100′, il Reddito di cittadinanza, la stessa legittima difesa, il processo per cui stiamo per risarcire i truffati delle banche. Questo anche è il motivo della mia preoccupazione per cui penso che sia da irresponsabili mettere in discussione il Governo su un passaggio marginale ma coerente che è quello di dire lunedì non impegniamo soldi che per il contratto di Governo vogliamo ridiscutere». «Se poi mi si dice che non si vuole più ridiscutere l’opera allora c’è un problema di contratto di governo e il contratto ha insegnato ad essere leali», l’accusa del capo politico dei 5 Stelle.

«Non è una questione di testa dura, questi sono discorsi da bambini», ha proseguito. E, «non è una questione di guanti di sfide, qui devono vincere gli italiani». Perciò, «non mi si può dire: ci vediamo lunedì, questo è un fine settimana di lavoro». Il premier Giuseppe Conte, ha detto Di Maio, non si era mai pronunciato sulla Tav, ma dopo l’analisi costi-benefici ha iniziato ad avere dei dubbi: «Se tra due vicepremier e un premier due sono critici, non può decidere poi uno solo». Di qui la richiesta a Conte di non vincolare lunedì i soldi degli italiani con i bandi.

«Non penso a situazioni post-crisi di governo o al voto: sto pensando a ridiscutere il progetto» della Tav, ha continuato Di Maio. Sul caso Diciotti e la discussione dell’autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini che arriva al Senato, il vicepremier ha assicurato: «Non siamo gente che fa mercimoni».

Per il capo politico del Movimento 5 Stelle «le soluzioni tecniche» per fermare i bandi e ridiscutere della Tav «ci sono solo se c’è compattezza nel Governo». Ovviamente, «è una questione politica», oltre che «tecnica». Secondo Di Maio, «è in discussione il destino non della Tav, ma di qualcosa di più grande», cioè «lo stesso Governo». Rispondendo all’ultima domanda dei giornalisti, il vicepremier ha affermato: «Qui è una questione di accordo, non è neanche una prova di forza. Io sono leale al contratto di Governo e chiedo lealtà».