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VISITA IN VATICANO; BENEDETTO XVI: GRATITUDINE AGLI ITALIANI; NAPOLITANO: RECIPROCA COLLABORAZIONE

“Gratitudine” agli italiani, che “fin dalla mia elezione mi dimostrano quasi quotidianamente, con calore ed entusiasmo, i loro sentimenti di accoglienza, di attenzione e di sostegno spirituale nell’adempimento della mia missione”. È iniziato con una conferma dei sentimenti già espressi durante la visita al Quirinale, che il Papa ha effettuato il 24 giugno del 2005, il discorso di Benedetto XVI al presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, per la prima volta in Vaticano da quando è stato eletto.

“In questa sentita vicinanza al Papa – ha proseguito il Santo Padre – trova una significativa espressione quel particolare legame di fede e di storia, che da secoli lega l’Italia al Successore dell’apostolo Pietro, il quale ha in questo Paese, non senza disposizione della Divina Provvidenza, la sua sede”. Per assicurare alla Santa Sede “l’assoluta e visibile indipendenza” e “garantirLe una sovranità indiscutibile pur nel campo internazionale”, ha ricordato il Papa citando il Trattato Lateranense con cui “si è costituito lo Stato della Città del Vaticano”, “la Repubblica italiana offre a diversi livelli e con diverse modalità un prezioso e diuturno contributo allo svolgimento della mia missione di Pastore della Chiesa universale”. Di qui il grazie del Pontefice “a tutte le istanze dello Stato, per la loro fattiva collaborazione a vantaggio del ministero petrino e dell’opera della Santa Sede”. “Chiesa e Stato, pur pienamente distinti, sono entrambi chiamati, secondo la loro rispettiva missione e con i propri fini e mezzi, a servire l’uomo, che è allo stesso tempo destinatario e partecipe della missione salvifica della Chiesa e cittadino dello Stato”. Lo ha detto il Papa, precisando che “è nell’uomo che queste due società si incontrano e collaborano per meglio promuoverne il bene integrale”.

Riferendosi all’incontro di oggi, il Santo Padre ha affermato che esso “non è solo la felice conferma di una ormai pluridecennale tradizione di reciproche visite, scambiate fra il Successore di Pietro e la più alta Carica dello Stato italiano, ma riveste un importante significato, perché consente una particolare sosta di riflessione sulle ragioni profonde degli incontri che avvengono fra i rappresentanti della Chiesa e quelli dello Stato”. Secondo il Papa, tali “ragioni profonde” sono “chiaramente esposte” dal Concilio, e in particolare dalla “Gaudium et spes”, quando definisce quella tra Chiesa e Stato “una sana collaborazione, secondo modalità adatte alle circostanze di luogo e di tempo”. Una “visione”, questa, “condivisa anche dallo Stato italiano”, all’articolo 7 della Costituzione, per cui “lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani” e ribadisce poi che “i loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi”. Sottolineando che “questa impostazione delle relazioni fra la Chiesa e lo Stato” ha ispirato anche l’Accordo che apporta modificazioni al Concordato Lateranense, firmato dalla Santa Sede e dall’Italia il 18 febbraio 1984, il Papa ha auspicato che “questa collaborazione possa continuare a svilupparsi concretamente”.

“La libertà, che la Chiesa e i cristiani rivendicano, non pregiudica gli interessi dello Stato o di altri gruppi sociali e non mira ad una supremazia autoritaria su di essi, ma è piuttosto la condizione affinché si possa espletare quel prezioso servizio che la Chiesa offre all’Italia e ad ogni Paese in cui essa è presente”. Lo ha detto il Papa, che nella parte finale del discorso rivolto al presidente Napolitano ha citato un passo del discorso pronunciato durante il Convegno ecclesiale nazionale di Verona. “Tale servizio alla società, che consiste principalmente nel “dare risposte positive e convincenti alle attese e agli interrogativi della nostra gente offrendo alla loro vita la luce della fede, la forza della speranza e il calore della carità, si esprime anche nei riguardi dell’ambito civile e politico”, ha aggiunto Benedetto XVI sempre citando il suo intervento di Verona. “Se è vero che per la sua natura e missione la Chiesa non è e non intende essere un agente politico”, tuttavia essa ha un interesse profondo per il bene della comunità politica”, ha ribadito il Pontefice, specificando che “questi alti principi, proclamati dal Concilio Vaticano II, sono del resto patrimonio di molte società civili, compresa l’Italia”.

L’”apporto specifico” della Chiesa in ambito sociale e politico “viene dato principalmente dai fedeli laici, i quali, agendo con piena responsabilità e facendo uso del diritto di partecipazione alla vita pubblica che hanno alla pari di tutti i cittadini, si impegnano con gli altri membri della società a costruire un giusto ordine nella società”, ha detto ancora il Papa, che nella parte finale del suo discorso si è soffermato sul ruolo dei fedeli laici nel mondo. “Quando s’impegnano con la parola e con l’azione a fronteggiare le grandi sfide attuali, rappresentate dalle guerre e dal terrorismo, dalla fame e dalla sete, dalla estrema povertà di tanti esseri umani, da alcune terribili epidemie, ma anche dalla tutela della vita umana in tutte le sue fasi, dal concepimento alla morte naturale, e dalla promozione della famiglia, fondata sul matrimonio e prima responsabile dell’educazione – ha ribadito il Papa – non agiscono per un loro interesse peculiare o in nome di principi percepibili unicamente da chi professa un determinato credo religioso: lo fanno, invece, nel contesto e secondo le regole della convivenza democratica, per il bene di tutta la società e in nome di valori che ogni persona di retto sentire può condividere”.

“Santità, è con intensa emozione personale che Le rendo omaggio, in questa solenne occasione, a nome dello Stato e del popolo italiano”: si è aperto con queste parole il discorso del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano durante la visita ufficiale di questa mattina a Papa Benedetto XVI in Vaticano. Napolitano ha espresso la “consapevolezza profonda dell’alta missione universale della Chiesa cattolica e del prezioso servizio che essa offre alla Nazione”. Ha poi richiamato le “parole di sapienza e di fede” del Papa su molteplici temi, come pure gli “appelli” e “denunce” perché cessino guerre e violenze nel mondo. “In Italia, – ha poi aggiunto – l’armonia dei rapporti tra Stato e Chiesa è stata e resta garantita dal principio laico di distinzione sancito nel dettato costituzionale” ricordando l’impegno alla “reciproca collaborazione per la promozione dell’uomo e per il bene del Paese”.

Ha inoltre aggiunto: “Crediamo profondamente nell’importanza di questa collaborazione, guardando alla tradizione di vicinanza, aiuto e solidarietà verso i bisognosi e i sofferenti che è propria della Chiesa”. Da ultimo ha citato l’impegno a trovare “soluzioni valide” per problemi quali “il sostegno alla famiglia, la tutela della vita, la libertà dell’educazione, che suscitano l’attenzione e le preoccupazioni della Chiesa e del suo Pastore”.

Il presidente Napolitano, alla sua prima visita al Papa da quanto è stato eletto capo dello Stato è entrato nella città Leonina attraverso l’Arco delle campane. Accompagnato dalla moglie Clio, è stato accolto nel cortile di San Damaso dal prefetto della Casa pontificia, James Harvey, e dai gentiluomini di Sua Santità; a fare da sfondo all’ingresso del presidente, l’inno di Mameli. Al termine dell’incontro con Benedetto XVI e col cardinale Tarcisio Bertone verrà visitata dalla delegazione italiana, di cui farà parte anche il ministro degli Esteri Massimo D’Alema. Fonte: Sir

Discorso al presidente della Repubblica italiana