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Crisi ucraina: vescovo di Kharkiv, «Rimaniamo a fianco della nostra gente»

«Noi siamo e rimaniamo a fianco della nostra gente». A parlare al Sir è il vescovo cattolico di Kharkiv, mons. Marian Buszek (clicca qui). È ancora in condizioni gravi il sindaco della città, Gennadiy Kernes - di origini ebraiche - dopo essere stato ferito ieri alla schiena da un colpo di arma da fuoco sparato da ignoti. Hanno però dato sollievo - racconta da Kharkiv il cancelliere della diocesi don Grigoriy Semenkov - le parole del ministro della Difesa russo Sergei Shoigu che ha dichiarato di aver ritirato le truppe di Mosca impegnate in manovre al confine con l'Ucraina.

Quelle truppe russe schierate a soli 45 Km dalla città gettavano la popolazione di Kharkiv a vivere costantemente sotto una «fortissima pressione psicologica». Proprio in questa città, i vescovi cattolici (di rito latino) di tutta l’Ucraina hanno deciso di svolgere nel mese di marzo la loro assemblea plenaria. «Solo il vescovo ausiliare di Simferopoli, mons. Jazek Pyl – racconta Buszek – non è riuscito ad arrivare per paura che se usciva dalla Crimea non sarebbe più ritornato indietro. Se lui rimane, anche noi dobbiamo rimanere con i nostri parrocchiani». Al vescovo in questi giorni sono arrivate molte telefonate. «I fedeli mi chiedono come dobbiamo reagire. Abbiamo deciso di andare avanti normalmente».

Domenica scorsa alla curia di Kharkiv, i fedeli si sono dati appuntamento per vedere in diretta tv la canonizzazione di Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII. E a Pasqua i due vescovi cattolico e ortodosso (del Patriarcato di Kiev) hanno partecipato alle rispettive liturgie in spirito ecumenico. «La Chiesa – dice mons. Buszek – è aperta a tutti i credenti a prescindere dalla nazionalità. Nelle nostre Chiese le Messe vengono celebrate in russo, polacco, ucraino. Questo è il messaggio di riconciliazione che possiamo dare come cristiani: testimoniare con la nostra vita che le lingue e le diversità non possono essere causa per scatenare una guerra. Questa Chiesa riconciliata può dire all’Ucraina di oggi che, pur nella diversità di lingua, tutti hanno un posto nella loro casa comune». Il vescovo lancia un doppio appello. Il primo ai credenti perché preghino per la pace e l’unità in Ucraina: «La gente è spaventata e noi cristiani dobbiamo testimoniare che se Cristo ha vinto la morte, può vincere la paura nei nostri cuori e ripetere anche in questa situazione, ‘non abbiate paura’». L’altro appello del vescovo si rivolge alla comunità internazionale. «Non fa niente – afferma – o fa troppo poco. Guarda e sta aspettando. Fino a che non succede ciò che è accaduto in Crimea».