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Iraq: patriarca Sako, «Liberazione Mosul e Piana di Ninive è vicina»

«La liberazione della città di Mosul e della Piana di Ninive è ormai vicina; ritorneremo nella città a noi così cara dove seppelliremo le nostre sofferenze e le nostre paure, e dove finirà anche la storia dei jihadisti terroristi e dei fondamentalisti islamici che vivono senza futuro». Lo ha detto il patriarca caldeo di Baghdad, Louis Sako, durante la messa di Natale nella chiesa della Regina del Rosario nella capitale irachena, alla quale hanno partecipato, secondo quanto riferito dal sito Baghdadhope, anche alcune famiglie musulmane e mandee. 

Nell’omelia il patriarca ha parlato del 2015 come dell’anno «peggiore, perché abbiamo vissuto l’ingiustizia a causa del pensiero radicale sistematico a noi contrario, e soprattutto la coercizione della legge riguardante la carta nazionale unica, i tentativi di imporre il velo alle donne cristiane, l’occupazione da parte di alcune delle milizie delle case dei cristiani e la violazione delle tombe del cimitero cristiano a Kirkuk. Noi abbiamo espresso il nostro disappunto estremo riguardo queste violazioni, ed abbiamo rifiutato gli auguri ufficiali durante le feste di Natale perché siamo tristi, pur rimanendo aggrappati alla speranza di poter vivere la nostra vita come individui e come comunità, speranza per la pace sulla terra che la celebrazione del Natale ci dà. È la Speranza nella parola e nella promessa di Dio che ci dà il coraggio di superare gli ostacoli, le difficoltà, e soprattutto le nostre paure. Questa speranza è per noi una promessa da Dio».

Mar Sako si è poi rivolto al Governo iracheno e alle autorità religiose chiedendo di «cambiare il linguaggio a favore di toni moderati che puntino a diffondere i valori della tolleranza, del rispetto dell’altro e dell’unità nazionale, trasformandoli in atti concreti capaci di rassicurare tutti i cittadini». La cosa più importante, secondo il patriarca caldeo, in questo tempo di Natale, «è saper trasformare i dolori e le sofferenze che stiamo vivendo in una forza che ci spinge a cambiare dal profondo del nostro cuore e fuori di noi. Questa Speranza ci deve far aggrappare alla vita ed a rimanere nella nostra terra, perché siamo parte viva di essa; questa Speranza ci rinfranca e fa crescere in noi la voglia di lavorare e cooperare con i nostri fratelli e concittadini che abbiano la buona volontà di farlo».