Mondo

Israele: leader cristiani a Netanyahu, «bloccare disegno di legge» che autorizza confisca delle proprietà ecclesiastiche

In una lettera indirizzata oggi al premier Benjamin Netanyahu, i tre leader cristiani, responsabili dello Statu Quo dei santuari della Terra Santa definiscono «Un attacco sistematico e senza precedenti contro i cristiani di Terra Santa» il disegno di legge israeliano che mira alla confisca di proprietà ecclesiastiche in Israele e che prosegue il suo iter verso l'approvazione.

«Un attacco sistematico e senza precedenti contro i cristiani di Terra Santa», capace di violare «i diritti più elementari» e minare «il delicato tessuto di relazioni» costruito lungo decenni tra le comunità cristiane locali e lo Stato ebraico. Con queste parole Theophilos III, patriarca greco ortodosso di Gerusalemme, Nurhan Manougian, patriarca armeno apostolico di Gerusalemme, e padre Francesco Patton, custode di Terra Santa, definiscono il disegno di legge israeliano che mira alla confisca di proprietà ecclesiastiche in Israele e che prosegue il suo iter verso l’approvazione.

In una lettera indirizzata oggi al premier Benjamin Netanyahu, i tre leader cristiani, responsabili dello Statu Quo dei santuari della Terra Santa, ricordano che «la scandalosa proposta di legge è uno dei motivi principali della recente crisi scoppiata tra la comunità cristiana in Terra Santa e lo Stato di Israele e che, insieme all’imposizione di restrizioni arbitrarie e illegittime sui conti correnti bancari religiosi per presunte tasse municipali, in flagrante violazione dello Status Quo, ci ha portato a ordinare la chiusura della chiesa del Santo Sepolcro (dal 25 al 27 febbraio) come atto di protesta. Purtroppo – scrivono i tre capi cristiani – alcuni elementi del Governo di Israele stanno ancora tentando di promuovere un’agenda razzista e sovversiva, che punta alla divisione, minando lo Status Quo e prendendo così di mira la comunità cristiana sulla base di considerazioni fuori luogo e populiste».

Nella lettera si sottolinea come «siano passati tre mesi da quando è stata nominata una commissione, presieduta dal ministro Hanegbi, che avrebbe dovuto esaminare la questione e presentare le proprie raccomandazioni dopo un dialogo con le Chiese. Ma non c’è stato alcun dialogo. Una condotta che – scrivono i tre leader cristiani – a nostro modo di vedere rappresenta una flagrante violazione dell’impegno assunto anche sulla base del diritto fondamentale alla libertà di culto. Crediamo fortemente che questo disegno di legge costituisca un attacco sistematico e senza precedenti contro i cristiani della Terra Santa e violi i diritti più elementari, calpestando così il delicato tessuto di relazioni tra la comunità cristiana e lo Stato di Israele costruito per decenni». Da qui la richiesta al premier israeliano «di agire in modo rapido e deciso per bloccare il disegno di legge la cui promozione unilaterale costringerà le Chiese a rispondere allo stesso modo».

Il disegno di legge in questione punta a garantire al governo israeliano la possibilità di confiscare quelle proprietà immobiliari ecclesiastiche che in passato erano state cedute in affitto per lunghi periodi – fino a 99 anni – al Fondo ebraico nazionale, e che in tempi recenti gli stessi soggetti ecclesiali, per far fronte ai propri debiti, avrebbero venduto a grandi gruppi immobiliari privati. Il Parlamento israeliano, autorizzando l’esproprio di tali terre da parte dello Stato d’Israele, punta a sottrarre tali proprietà a possibili contese legali, per tutelare i proprietari di case e immobili costruiti nel frattempo su quelle terre.