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Maternità surrogata. Bimba abbandonata in Ucraina. Marina Casini: “Utero in affitto diventi reato universale, occorre seria riflessione sul significato del generare”

Ha avuto forte eco mediatica la vicenda della bimba nata 15 mesi fa in Ucraina da maternità surrogata, “parcheggiata” presso una tata del luogo dalla coppia di committenti italiani residenti in Piemonte, ed ora, dopo il loro rifiuto di prendersene cura, portata in Italia e temporaneamente affidata ad una famiglia piemontese.

Mentre la Procura di Novara ha aperto un fascicolo – ma al momento non ci sono indagati né si configurano ipotesi di reato – Marina Casini Bandini, presidente del Movimento per la vita italiano, interpellata dal Sir ribadisce la propria posizione, già espressa in molteplici occasioni: “Questa triste vicenda dimostra l’urgenza di una normativa che preveda il reato universale di utero in affitto; tuttavia questo non basta perché occorre andare a monte della questione di fondo che consente e sembra ‘legittimare’ una pratica così disumana”.“Il caso di Kiev – afferma senza giri di parole – è certamente straziante, ma non è che la punta di un iceberg costituito da una cultura dello scarto che tramite tecniche sempre più sofisticate di riproduzione umana non tiene in alcun conto la dignità, i diritti e il valore di una persona come il concepito, arrivando a ritenerlo possibile oggetto di commercio”. Per la presidente del Mpv “possiamo accanirci ferocemente contro l’utero in affitto e tutto ciò che vi ruota intorno, ma se non affrontiamo la cultura che ne sta alla base, ogni correttivo sarà una toppa su un tessuto logoro e non in grado di tenerla”. Giustissimo allora “indignarsi rispetto all’abbandono assolutamente irresponsabile di questa coppia di committenti, come se i bambini fossero una merce che prevede un diritto di recesso e gli uteri semplici strumenti di riproduzione”, ma “il problema è a monte e chiama in causa la riflessione sull’essere umano, che è tale fin dal concepimento, e sulla sua generazione”.

Per Casini, infatti, la cesura tra esistenza e non esistenza “non è la nascita ma il concepimento: fin da quel momento si può già parlare di ‘bambino’, e lo dimostra l’evidenza scientifica”. Per questo deve inquietarci anche “il numero enorme di esseri umani allo stadio embrionale generati in vitro e abbandonati nei congelatori dei centri per la procreazione medicalmente assistita, oppure utilizzati come materiale di sperimentazione e ricerca, o sottoposti a selezione genetica: ‘fratellini’ di questa bimba, concepiti e poi dimenticati da tutti” mentre, come ricorda Papa Francesco, “quanti sono concepiti sono figli di tutta la società”.

Quella della piccola ucraina è per la presidente del Mpv “una tragedia paradossalmente a lieto fine” perché la bimba ha almeno trovato, “grazie al cielo, braccia accoglienti che la stringono, l’amore che a molti ‘invisibili’ è negato”. Ma il problema rimane: occorre combattere contro la cultura diffusa e fuorviante del “volere avere tutto e subito, di

un presunto e preteso diritto ad avere un figlio a tutti i costi, secondo una cultura dei cosiddetti ‘diritti civili’ che nei fatti questi stessi diritti li nega, a partire da quelli del concepito”.

Per questo, nel 30° anniversario della ratifica della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia, Casini Bandini annuncia una conferenza stampa, il 19 novembre a Roma, per la presentazione di un disegno di legge sul riconoscimento della capacità giuridica di ogni essere umano dal concepimento.