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Migranti: Alverti (Caritas Grecia), guardia costiera greca che respinge i profughi “è vergogna totale”

Maria Alverti, direttrice di Caritas Hellas (Caritas Grecia), giudica “vergognoso” e “orribile” il video – diffuso ieri dalle autorità turche – che mostra una imbarcazione della guardia costiera greca sparare colpi di fucile in acqua sui profughi che tentano di arrivare in gommone, respingendoli brutalmente con un bastone o un forcone. Ma la stessa Alverti denuncia "aggessioni razziste e anche a chi aiuta a terra i migranti" in territorio greco.

“È contro ogni legge umanitaria ed etica – sottolinea in una intervista al Sir -. La guardia costiera dovrebbe fare ciò che è chiamata a fare, cioè rispettare le persone e salvare le vite. È una vergogna totale”. Il mese scorso ci sono state numerose proteste a Lesbo quando il governo ha annunciato l’intenzione di creare un centro di detenzione per rinchiudere i profughi. “Non vedo da parte del governo o della società civile iniziative per creare dialogo – afferma -, ci sono solo posizioni contrapposte: dalla parte dei profughi o dalla parte della popolazione dell’isola. Invece bisognerebbe tenere in considerazione le esigenze di entrambi”. In seguito alla pressione alle frontiere tra Turchia e Grecia – sono state bloccate 9.000 persone e 68 arrestate -, il governo greco ha deciso di sospendere per un mese le procedure per la richiesta di asilo. “Dubito sulla legittimità di questa decisione”, dichiara la Alverti, che invita a considerare il fenomeno “non solo come un problema greco ma europeo. Perché se la Grecia viene lasciata sola – conclude – ci saranno sempre più episodi di rabbia tra la popolazione greca”. “Servirebbe una solidarietà europea nella gestione del fenomeno, nei ricollocamenti. Altrimenti è facile criticare soltanto. Bisogna trovare un equilibrio e rispettare i diritti delle persone secondo le normative e convenzioni internazionali”.

Ma non è l’unica cosa preoccupante che Alverti denuncia. Si parla infatti anche di aggressioni fisiche e verbali alle persone che lavorano nelle Organizzazioni non governative che aiutano nell’accoglienza dei migranti nelle isole greche di Lesbo, Chios e Samos. Incendi appiccati alle loro strutture e alle automobili.  Aumento degli episodi razzisti nei confronti dei profughi, che hanno superato la soglia dei 22.000 nella sola isola di Lesbo (40.000 nelle tre isole). “Siamo seriamente preoccupati: ci stiamo rendendo conto che la presenza delle Ong non è gradita. La situazione è molto tesa e frustante. Deriva dalla mancanza di politiche effettive negli ultimi cinque anni, per cui era prevedibile questo peggioramento. Stanno gettando benzina su un fuoco che era già pronto ad esplodere”. Così Maria Alverti, direttrice di Caritas Hellas (Caritas Grecia), racconta al Sir quanto sta avvenendo in queste ore nelle isole egee. Dopo settimane di tensioni e proteste intorno al campo di Moira, negli ultimi giorni sono avvenuti numerosi episodi violenti da parte di militanti dell’estrema destra, che prendono di mira i profughi e gli operatori delle Ong. Anche Caritas Hellas, presente nelle isole con un team di sette persone, è stata costretta a sospendere le attività per cercare di capire come affrontare questa nuova situazione, coordinandosi con le altre organizzazioni umanitarie. Perfino le strutture strutture delle Ong sono state attaccate. Oltre all’incendio in uno spazio dell’Unhcr (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani), è stato appiccato il fuoco ai locali dell’Ong “Solidarity”, che distribuisce cibo e vestiti ai profughi. “Stiamo aspettando di vedere cosa succede perché c’è abbastanza confusione – precisa la direttrice di Caritas Hellas -. Oggi lo staff non è andato a lavorare. Siamo preoccupati perché sta montando un atteggiamento anti-Ong e il clima è molto teso”. In questo ultimo periodo, spiega, c’è stato “un drammatico cambiamento” nell’atteggiamento del governo greco e dell’opinione pubblica. “Le Ong vengono prese di mira perché considerate parte del problema”: “Tra la popolazione locale aumenta il razzismo. Ci sono numerosi episodi di odio e violenza da parte di civili che sostengono di pattugliare le strade”. Questi gruppi agiscono intorno al campo di Moria e identificano le persone, chiedendo se sono greche o straniere e se lavorano nelle Ong. Ieri, ad esempio, gli operatori Caritas “non hanno potuto portare le persone in ospedale perché alcuni cittadini hanno bloccato le strade”.