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Natale, Betlemme aspetta la pace

«Venite a Betlemme nei giorni di Natale»: è l'accorato invito del Patriarca latino di Gerusalemme Michel Sabbah, a nome dei cristiani di Betlemme. Perché questo Natale si presenta come uno dei più tristi nella città che 2000 anni fa accolse il piccolo Gesù. Sulla scia di un legame ormai forte tra la Toscana e Betlemme, 150 toscani stanno per partire per la Terra Santa per trascorrere nella Basilica della Natività il giorno che la Chiesa dedica alla pace. In questa intervista p. Ibrahim Faltas, ci parla del clima che si vive in questi giorni a Betlemme.150 Toscani a Betlemme nella Giornata per la pace

di Daniele Rocchi Nel suo Messaggio per la 36ª Giornata mondiale della pace (1 gennaio 2003), reso noto lo scorso 17 dicembre, Giovanni Paolo II torna, ancora una volta, a trattare la situazione in Medio Oriente lanciando un appello alla pace, alla giustizia e al rispetto dei diritti umani in Terra Santa. Nell’imminenza del Natale, ne abbiamo parlato con padre Ibrahim Faltas , della basilica della Natività di Betlemme, direttore della scuola cattolica della città, frequentata da oltre 2000 alunni, rappresentante della Custodia francescana presso le Autorità palestinesi ed israeliane e responsabile della basilica della Natività per i cattolici.

Quale Betlemme ha accolto questo Messaggio?

“Betlemme è una città morta. Siamo sotto coprifuoco, nessuno può uscire da casa, i negozi e gli uffici chiusi e le chiese vuote. Siamo preoccupati per la popolazione allo stremo. Non si trova cibo, medicinali. L’economia è al collasso. L’85% della gente vive di turismo, ormai bloccato. Le scuole sono chiuse. Gli studenti quando possono si recano a scuola solo per tenere gli esami del primo semestre. In questa situazione attendiamo il Natale, forti nella fede in Gesù che nasce. Ed il Messaggio del Pontefice viene a confermarcelo”.

Il Papa nel suo messaggio richiama i governanti ad una politica basata sul rispetto dei diritti della persona…

“Il Papa è l’unico che si preoccupa veramente per la Terra Santa invocando per essa, continuamente e strenuamente, la pace. L’invito ai governanti è chiaro: ‘tornate al tavolo dei negoziati, tornate al tavolo della pace’. Ma occorre il rispetto dei diritti dell’altro che non deve essere considerato un nemico. Non può esserci pace senza giustizia”.

Ma come giudica l’appello ai Governanti?

“Il Papa lo ha detto chiaramente: gli incontri politici, nazionali ed internazionali, servono alla pace solo se gli impegni assunti vengono rispettati dalle parti. In caso contrario la gente è portata a confidare sempre meno nel dialogo e più all’uso della forza”.

Quale ruolo possono avere le religioni in questo cammino di pace?

“Innanzitutto educare alla pace. Lasciando da parte ogni estremismo e fanatismo religioso. Nella mia esperienza ho potuto constatare che bambini educati alla tolleranza e alla convivenza maturano sentimenti di pace. Questi sono stati descritti in disegni bellissimi dai bambini della mia scuola. Nei loro tratti cui non si distingue l’israeliano dal palestinese. Sono tutti uguali. Vivere insieme, in pace, si può. I bambini lo dimostrano”.

Cosa vorrebbe regalare ai bambini di Betlemme per Natale?

“La speranza in un futuro migliore. Intanto ci accontentiamo di donare loro dei giocattoli che la Conferenza episcopale della Toscana ha inviato qui. Sabato prossimo, coprifuoco permettendo, faremo una grande festa, tutta per loro”.

Alla vigilia della festa c’è un appello che vuole lanciare a tutti i cristiani?

“Non dimenticate Betlemme, non abbandonate i cristiani di questa terra perché sono vostri fratelli nella fede. A tutti dico, tornate in Terra Santa come pellegrini. Non è pericoloso. Da oltre trenta anni non è mai successo nulla ai pellegrini. I luoghi santi si possono visitare “.

150 Toscani a Betlemme nella Giornata per la pace