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Nicaragua: Governo accetta presenza Cidh, Onu e Ue. Oggi di parlerà di elezioni anticipate al 2019

La presenza in Nicaragua dei principali organismi internazionali per accertare in modo approfondito la verità sulla repressione di questi mesi e per garantire la sicurezza per la popolazione. Questo l’accordo a cui è giunto il Tavolo del Dialogo nazionale, proseguito per tutta la giornata di ieri. 

Nel comunicato finale si legge che «dopo un duro giorno di lavoro si è riusciti a raggiungere un accordo sul primo punto in agenda: i diritti umani». Si è stabilito dunque che è urgente «la presenza della Cidh» (Commissione interamericana per i diritti umani), affinché possano essere compiute indagini in loco, installando ufficialmente il Gruppo interdisciplinale di esperti indipendenti per il Nicaragua (Giei). È stato inoltre stabilito «l’invito immediato da parte del Governo della Repubblica all’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani e all’Unione europea», perché possano venire nel Paese. Al tempo stesso, è ritenuta «importante la presenza immediata della Segreteria generale dell’Oea», l’Organizzazione degli Stati americani. Un risultato non facile, quello raggiunto, dato che dopo la mattinata era arrivata la notizia che il Governo non accettava la presenza degli organismi internazionali. Sono stati successivamente fondamentali gli interventi del card. Leopoldo Brenes, del nunzio Waldemar Stanislaw Sommertang (appena giunto in Nicaragua, ha partecipato per la prima volta al Dialogo) e degli altri vescovi presenti. Nel pomeriggio all’assemblea plenaria si sono sostituiti gruppi di lavoro, che sono riusciti ad avanzare nelle scelte condivise.

Come è noto, al Dialogo prendono parte, a nome della Conferenza episcopale, il card. Leopoldo Brenes, mons. Rolando Álvarez, mons. Jorge Solórzano, mons. Bosco Vivas e mons. Silvio Báez. Al tavolo sono presenti i rappresentanti di Governo, imprenditori, studenti, università, vari organismi della società civile, lavoratori, contadini, comunità indigene e afrodiscendenti, chiese evangeliche.

Nel comunicato si rivolge un appello perché cessi qualsiasi tipo di violenza. E si annuncia la creazione della Commissione di verifica e sicurezza, composta da rappresentanti del Dialogo nazionale. Rispetto a tale Commissione, la Chiesa nicaraguense continuerà a essere testimone e gli organismi internazionali saranno un punto di riferimento. La popolazione, ormai stremata, spera che alle buone intenzioni si aggiungano i fatti, dato che anche ieri si sono verificati attacchi di forze paramilitari nella capitale Managua e nella città di Masaya e León.

Il Tavolo del Dialogo è atteso oggi da un’altra lunga giornata: si discuterà infatti del processo di democratizzazione nel Paese, che secondo la proposta dei vescovi, che il presidente Ortega ha accettato di discutere, prevede un ordinato percorso verso l’anticipo delle elezioni presidenziali nel 2019 (è stata ipotizzata la data del 29 marzo). A tali elezioni non dovrebbe presentarsi il presidente Ortega.