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Nicaragua: arcidiocesi Managua, dal regime «scandaloso uso della forza, persecuzione mirata, torture e calunnie»

«Nell'imminenza delle celebrazioni in onore dell'Immacolata concezione di Maria e della nascita del nostro Signore Gesù Cristo, principe della pace, esprimiamo il nostro ardente anelito di vivere una pace autentica». Lo scrive la Commissione Giustizia e pace dell'arcidiocesi di Managua, criticando la strumentalizzazione di espressioni e segni cristiani messa in atto anche in questi giorni dal potere politico.

La Commissione ricorda, invece, che «la pace è frutto di giustizia, verità, amore e misericordia». E che «lo scandaloso uso eccessivo della forza, la persecuzione mirata, le torture e le calunnie, la costrizione sofferta a causa dei pubblici funzionari non contribuiscono alla pace che abbiamo appreso da Cristo».

Il documento cita, ancora, le «detenzioni e sentenze arbitrarie, per motivi politici», e «il sistematico assedio alla nostra cattedrale e alle chiese parrocchiali», soprattutto quello sofferto dal parroco e dai fedeli di San Miguel, a Masaya. Sabato, parlando con i giornalisti, l’arcivescovo di Managua, il card. Leopoldo Brenes, è tornato sulle parole del documento e ha espresso la speranza che in occasione delle festività i detenuti politici possano essere liberati, lasciando capire che un canale con la Nunziatura resta aperto, pur affermando di «non essere a conoscenza di ulteriori dettagli», anche perché spesso «la Chiesa lavora in modo silenzioso».

Il porporato ha anche risposto a nuove ulteriori accuse del presidente Ortega all’episcopato, accusato di essere «somozista» (in riferimento al dittatore Somoza che nel 1979 venne rovesciato dalla rivoluzione sandinista, della quale Ortega era uno dei capi, ndr). «Penso che la gran parte dei vescovi non conosca neppure Somoza, abbiamo un episcopato molto serio e totalmente apartitico», ha detto.