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Paraguay, assalto al Parlamento.: appello dei vescovi. Mons. Medina Salinas, «situazione molto instabile»

Ferma condanna delle violenze e appello urgente alla pacificazione è stato rivolto dai vescovi del Paraguay dopo gli scontri di ieri sul progetto di riforma costituzionale che prevede la possibile rielezione del presidente Horacio Cartes.

«Rivolgiamo un appello urgente alla pace. Condanniamo ogni atto di vandalismo e di violenza. La violenza genera ulteriore violenza. Questo modo di procedere non è democratico. Invitiamo a mettere in atto con responsabilità qualsiasi manifestazione come resistenza attiva non violenta. La pace sta al di sopra di ogni interesse particolare o partitico, e sta perfino al di sopra della legalità che viene invocata». Lo si legge in un comunicato della Conferenza episcopale del Paraguay, dopo gli scontri di ieri. Oggi appare tranquilla la situazione ad Asunción, capitale del Paraguay, teatro ieri, per l’appunto, di forti scontri di piazza, culminati con l’occupazione del Parlamento da parte di migliaia di manifestanti e con la dura reazione della Polizia, che ha causato una vittima e una trentina di feriti, tra cui tre senatori.

La causa scatenante della manifestazione è tutta politica e sta nel progetto di legge di modifica della Costituzione per consentire all’attuale presidente conservatore Horacio Cartes, leader del Partido Colorado, la ricandidatura alle presidenziali del 2018. Una proposta che è appoggiata anche dall’ex presidente di sinistra Fernando Lugo, l’ex vescovo che ha guidato il Paese dal 2008 al 2012, beneficiario anch’egli della modifica costituzionale.

Ieri in Senato era in programma la votazione sulla legge, che è stata spostata in una sede bicamerale del Congresso, poiché il Senato era occupato dai parlamentari di opposizione del Partido Liberal. Qui 25 senatori, nonostante l’assenza dell’opposizione e dello stesso presidente del Senato, hanno votato l’emendamento decisivo, scatenando l’ira di circa un migliaio di manifestanti che hanno occupato il Congresso, appiccando un incendio al primo piano dell’edificio. Gli scontri sono poi proseguiti nelle vie del centro ed hanno appunto causato una vittima, sembra in seguito all’irruzione della Polizia nella sede del Partido Liberal Radical Autentico.

«Il processo di riforma costituzionale ha scatenato l’irrazionale atto di violenza, da condannare, di una parte di cittadini che si sono spinti dentro il Parlamento – affermano i vescovi del Paraguay -. Osserviamo con dolore il confronto pubblico e vogliamo chiedere a tutti, autorità e popolo, di non fare uso della violenza, di custodire l’integrità e la vita di tutti, di far sì che le manifestazioni non si trasformino in un campo di battaglia».

«È urgente riguadagnare la fiducia sociale con gesti concreti di incontro, dialogo e trasparenza, rispettando un procedimento nel quale la libertà e la possibilità di prendere decisioni non siano compresse per la premura dei procedimenti parlamentari», scrivono ancora i vescovi nella loro nota. L’invito, perciò, è «che non ci siano né vincitori né vinti». Inoltre, si chiede ai cittadini e ai governanti di «guardare non solamente alla motivazione delle proprie azioni, ma anche alle conseguenze».

L’arcivescovo di Asunción, mons. Edmundo Valenzuela, in una nota ha invece chiesto al presidente di «frenare la violenza» e di ordinare alle forze di polizia di «non usare armi contro i manifestanti». I comunicati fanno seguito ad altri due interventi pubblici dei vescovi, avvenuti nelle scorse settimane. In particolare, martedì scorso, avevano diramato un duro comunicato rispetto alla volontà dell’attuale presidente, scrivendo: «Le decisioni prese, con seri dubbi sulla loro legalità e legittimità, sono un segno della assoluta mancanza di considerazione e di rispetto per l’istituzione democratica che con tanto impegno e dedizione abbiamo conquistato dopo decenni di dittatura». «Riteniamo prudente – avevo sostenuto – non insistere sull’introduzione della rielezione presidenziale attraverso la via dell’emendamento costituzionale, perché produce inutile tensione e polarizzazione sociale, che, se non gestita correttamente, potrebbe diventare violenza con imprevedibili conseguenze».

«La situazione in Paraguay è molto instabile», spiega al Sir mons. Melanio Medina Salinas, da una settimana vescovo emerito di San Juan Bautista de las Misiones. E, aggiunge, «una forte responsabilità ricade sul presidente e sulla sua forzatura». Al tempo stesso, il vescovo ribadisce la condanna di ogni violenza ed atto vandalico, ma definisce «motivata» la protesta da parte del popolo e chiede alle autorità «un gesto di responsabilità».

Dalla stessa diocesi di San Juan Bautista ci risponde don Gianfranco Pegoraro, missionario fidei donum della diocesi di Treviso: «La situazione è ancora molto confusa, è tutta di carattere politico e anche nelle notizie che stanno circolando ci sono probabilmente eccessi e strumentalizzazioni, anche dall’opposizione». In effetti sui social network sono moltissime le denunce, soprattutto da parte di studenti universitari, sulla forte repressione messa in atto ieri dalla Polizia dopo l’occupazione del Parlamento. Prosegue il sacerdote: «La situazione si chiarirà nei prossimi giorni, certo si è venuta a creare una forte contrapposizione politica, nel momento in cui il consenso del presidente Cartes non è molto alto. Nel suo stesso partito ci sono forti dissensi rispetto al progetto di modifica costituzionale».