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R. D. Congo: oltre 17 mila persone rifugiate nel centro salesiano di Goma

Precipita nuovamente la situazione nei pressi di Goma. Il centro salesiano di Goma, che accoglie tanti profughi, rischia il collasso.

Sono ripresi ieri nei pressi di Goma, nella R.D. Congo, le ostilità tra l’esercito regolare congolese (Fardc) e diversi gruppi ribelli, tra i quali il principale è l’M23. La popolazione, impaurita, sta abbandonando i luoghi più esposti e in molti cercano rifugio presso il centro salesiano di Goma, che accoglie tutti, ma che se non sarà adeguatamente supportato, a breve rischierà il collasso. E tra i profughi si sono registrati già due casi di colera. Ne dà notizia l’Agenzia info salesiana (Ans). Solo negli ultimi tre giorni oltre 7 mila persone si sono rifugiate presso il Centro educativo Don Bosco Ngangi di Goma, gestito dai Salesiani con il supporto del Volontariato internazionale per lo sviluppo (Vis). Secondo un censimento realizzato per l’occasione, tra i profughi ci sono 5 mila bambini, dei quali 111 arrivati senza alcun accompagnatore. “La tregua prevista nella giornata di domenica non è durata. Colpi di fucile, e anche di mortaio o di cannone, i serbatoi vicini all’aeroporto stanno bruciando e l’intervento della Monusco, la forza Onu presente nella regione, non è efficace. Perché? Non so fin dove arriverà la follia degli uomini” racconta don Piero Gavioli, direttore del centro salesiano. Oggi, 20 novembre, la situazione si è aggravata con l’aprirsi di un altro versante dello scontro al confine congo-ruandese.

I rifugiati si sono accampati nei vari ambienti dell’opera, nei ripari di fortuna sul terreno di basket e in tutti gli spazi disponibili. “Ma se, come stiamo facendo, diamo loro da mangiare, fra poco non avremo più nulla neppure per i 3300 minori in difficoltà che frequentano tutti i giorni il centro. Abbiamo avuto acqua dalla Croce rossa internazionale, con qualche biscotto e promessa di cibo da parte del Programma alimentare mondiale. Siamo sostenuti anche da ‘War Child’ e dal ‘Norwegian Refugee Council’. Ma intanto ci sono stati i primi due casi di colera”, continua don Gavioli. Il personale del Centro è al lavoro e pur nelle difficoltà si possono trovare motivi per continuare a sperare nella vita: “L’altra notte è nato un bambino presso il centro, figlio di una profuga. Di fronte alla follia degli uomini – conclude il direttore di Goma – ci rifugiamo tra le mani del Signore che ci dà il coraggio di fare tutto quello che possiamo fare, per questi fratelli e sorelle disperati e rassegnati, per i bambini che non capiscono il perché”. Informato della situazione, il rettor maggiore, don Pascual Chávez ha inviato un messaggio a don Gavioli, ringraziandolo per aver agito con pronta generosità alle esigenze dei profughi e degli sfollati