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SIERRA LEONE, TAYLOR CONDANNATO A 50 ANNI DI RECLUSIONE DALLA CORTE PENALE INTERNAZIONALE

Freetown (Agenzia Fides)- «È un segno che gli uomini si ricordano che occorre espiare le colpe, ma non è certo la vera giustizia, che lasciamo alla Misericordia di Dio» afferma p. Gerardo Caglioni, missionario saveriano con una lunga esperienza in Sierra Leone, commentando all’Agenzia Fides la pena di 50 anni di reclusione inflitta oggi dalla Corte Penale Internazionale dell’Aja, all’ex Presidente liberiano Charles Taylor. Il 26 aprile la CPI aveva giudicato Taylor colpevole di favoreggiamento e sostegno ai crimini di guerra commessi in Sierra Leone durante la guerra civile (1991-2002). La Corte aveva stabilito che Taylor ha fornito aiuto materiale, assistenza e sostegno morale ai ribelli del RUF (Revolutionary United Front) attivi nella Sierra Leone. «Il male che Taylor ha fatto è irreparabile. Si pensi solo alle migliaia e migliaia di persone costrette a spostarsi da una nazione all’altra, con traumi dei quali ancora risentono i bambini soldato e il resto della popolazione per gli abusi sessuali e le violenze inaudite, fisiche e morali, che non potranno essere riparate dagli uomini» dice p. Caglioni. «Mi viene in mente un ragazzo a cui i guerriglieri del RUF hanno bruciato vivi i genitori nella capanna, gli hanno tagliato le orecchie e a cui, prima di ucciderla, gli hanno chiesto di abusare di sua madre. Adesso quel ragazzo è rimasto solo, senza famiglia, con turbe psichiche che nessuno sarà in grado di guarire». «Di fronte a migliaia di casi come questi, non sono i 50 anni di prigione inflitti a Taylor che possono offrire una concreta speranza a queste persone. Penso quindi che l’umanità dovrebbe ridare un pezzo di vita alle vittime di Taylor, dando loro una possibilità di riscatto diversa» afferma il missionario.P. Caglioni si sofferma inoltra sull’atteggiamento di Taylor: «Nel corso del processo non ha mostrato alcun segno di sincero pentimento per i drammi che ha causato. Mi auguro che possa pentirsi e riconciliarsi con Dio, con l’umanità e soprattutto con le sue vittime». Il missionario ricorda infine che proprio ieri, 29 maggio, era l’anniversario dell’erezione della Prefettura apostolica di Makeni nel 1952 (poi divenuta diocesi). “La Chiesa di Makeni ha subito le violenze peggiori del RUF. E questa Chiesa è stata capace nel corso degli anni di sanare, in qualche modo, le ferite purulente lasciate dalla guerra civile. È la Chiesa che ha dato un riscatto morale oltre che materiale alla popolazione provata da tanta violenza” conclude il missionario. (L.M.)