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TERRA SANTA: TWAL (PATRIARCA) «CONTENTI» PER PAROLE PREMIER MONTI. GRAZIE AI SOLDATI ITALIANI

«Ho molto apprezzato la posizione espressa dal premier Monti sulla questione israelo-palestinese. Una posizione chiara, equilibrata che riecheggia quella del Santo Padre. Siamo molto contenti per questo». Lo ha detto al Sir il patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, che questa mattina a Roma, ha incontrato l’arcivescovo ordinario militare per l’Italia (Omi), mons. Vincenzo Pelvi, con il quale ha parlato della campagna di solidarietà dell’Omi, «Un cappuccino per la Terra Santa» nata dal recente pellegrinaggio militare in Terra Santa (27 dicembre 2011 – 3 gennaio 2012). Nel corso della sua visita in Medio Oriente, Mario Monti aveva esposto la linea italiana sul conflitto israelo-palestinese, parlando di due Stati per due popoli, israeliani e palestinesi, in pace l‘uno accanto all‘altro entro i confini del 1967. Una prospettiva che, per l’Italia, non vede alternative al dialogo e al negoziato. Twal ha ringraziato mons. Pelvi per l’impegno messo nella campagna di solidarietà, nella quale sono coinvolti gli Enti militari di tutta Italia, che consiste nel devolvere l’equivalente di un cappuccino alle opere sociali del Patriarcato latino. «I militari italiani – ha detto mons. Pelvi – hanno sempre dimostrato grande generosità ed anche questa volta non mancheranno di collaborare. Nel prossimo pellegrinaggio militare internazionale a Lourdes (11-14 maggio) faremo conoscere l’iniziativa a tutti i pellegrini e successivamente cercheremo di coinvolgere anche i fedeli che non appartengono all’Omi. Si cercherà, poi, di rendere il pellegrinaggio in Terra Santa un appuntamento fisso nella pastorale militare ed alimentare così i legami con la chiesa madre di Gerusalemme». «Conosco la generosità di cuore e di vita dei soldati italiani – è stata la risposta del patriarca latino che ha alle spalle circa 20 anni di attività diplomatica per conto della Santa Sede – i vostri militari in missione internazionale non fanno la guerra ma rendono un servizio alla popolazione locale. Ricordo che dopo l’attentato a Nassiriya, in Iraq, ci fu chi mi disse che la colpa degli italiani era stata quella di costruire strade, scuole, ospedali per ridare speranza e rispondere così al desiderio di normalità della popolazione locale. E questo non piace a chi vuole invece seminare tensione e terrore. So quanto bene hanno seminato i soldati italiani nel mondo arabo, per esempio in Libano e in Egitto e questo grazie anche ad un senso religioso molto profondo». (Sir)