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Usa: soldati al confine con il Messico. Vescovi, «cercare asilo non è un crimine»

Mentre prosegue in Messico la marcia dei migranti verso gli Usa, il presidente Trump ha annunciato l'invio di 5.200 militari al confine sud del Paese. Su questa decisione intervengono mons. Joe S. Vásquez, presidente della Commissione per le migrazioni della Conferenza episcopale, Sean Callahan, presidente di Catholic Relief Services, e suor Donna Markham presidente di Catholic Charities.

(da New York) «Cercare asilo non è un crimine». I vescovi americani lanciano un appello per la protezione dei migranti e chiedono una soluzione globale e regionale per affrontare le cause che spingono le persone a fuggire dai propri Paesi in cerca di protezione. Il messaggio congiunto scritto da mons. Joe S. Vásquez, presidente della Commissione per le migrazioni della Conferenza episcopale, da Sean Callahan, presidente di Catholic Relief Services, e da suor Donna Markham presidente di Catholic Charities, mira a stemperare i toni sempre più accesi usati dall’amministrazione statunitense verso la carovana di migranti che dal Centro America si sta spostando verso gli Usa.

Ieri il presidente Trump ha annunciato l’invio di 5.200 militari al confine sud del Paese, nonostante il gruppo di migranti sia lontano centinaia di miglia dal territorio statunitense e i numeri non giustifichino questo massiccio spiegamento di forze. I migranti, secondo le agenzie Onu, si sono ridotti a 6mila poiché un migliaio ha già chiesto asilo in Messico. Tra quelli in marcia circa 2.500 sono bambini. La proporzione delle truppe è quindi di circa due militari per ogni adulto, al momento disarmato, provato da settimane di viaggio, spesso con uno o due figli a seguito e in fuga da Paesi sconvolti dalla violenza e dalla miseria. Il messaggio congiunto dei vescovi e delle agenzie cattoliche è rivolto a tutte le persone di buona volontà e vuole incoraggiare alla compassione «nelle parole e nei fatti»; al contempo, però, esorta «tutti i governi a rispettare il diritto internazionale e le leggi nazionali esistenti che proteggono chi cerca rifugio e assicurano a chi tornerà nel Paese d’origine protezione e rimpatrio sicuri».

Mons. Vasquez e gli altri rappresentanti delle agenzie cattoliche si dicono favorevoli nel continuare gli investimenti Usa in Centro America perchè «aiuterebbero ad affrontare le cause alla base della violenza e della mancanza di opportunità»; ma nello stesso tempo si chiede un approccio multilaterale al problema e «soluzioni umane che onorino lo stato di diritto e rispettino la dignità delle persone».