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VOLONTARIATO INTERNAZIONALE, NON BASTA ESSERE CONTRO LA GUERRA

“Il problema non è soltanto dichiarare che siamo contro la guerra e che questa non serve per risolvere i conflitti, ma è comprendere che se oggi adottiamo questo strumento come arma preventiva intraprenderemo una strada senza ritorno, che inciderà sulle scelte del futuro”: queste le affermazioni di Antonio Raimondi, presidente del Volontariato internazionale per lo sviluppo (Vis), in un comunicato diffuso oggi. Iraq, Ruanda, Sierra Leone, Bosnia, Kossovo, Somalia, Cecenia, Perù, Cambogia, Timor Est, Afganistan, Palestina – si legge nel comunicato – sono solo alcuni dei luoghi ove si è combattuto nell’ultimo decennio alle cui immagini l’opinione pubblica si è assuefatta, accettando inconsapevolmente, lo stesso cambiamento del significato della parola guerra. Oggi – afferma ancora il comunicato – che i conflitti siano chiamati intervento umanitario, lotta al terrorismo, giustizia infinita o azione preventiva sposta solo l’attenzione del pubblico dal fatto che si sta perpetrando un omicidio di massa in nome della sicurezza per l’umanità, mentre si attua, in realtà, un puntellamento del proprio sistema economico.

“Abbiamo la certezza – ha proseguito Antonio Raimondi – che si insiste ad utilizzare strumenti e metodi vecchi e superati, incapaci di risolvere alla radice i problemi politici, economici, finanziari che affliggono il mondo. Le crisi internazionali post-moderne dell’era della globalizzazione non possono essere risolte con la visione ottocentesca della realpolitik: il fallimento delle strategie mondiali utilizzate sta diventando incontrollabile”.

Nei giorni precedenti, anche altre associazioni cattoliche (Aci, Focsiv, Pax Christi) si erano pronunciate contro la guerra preventiva in Iraq.