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Arriva (forse) in Toscana il digitale ma a scapito del pluralismo

Arriva (forse) la televisione digitale. Dal 7 novembre al 2 dicembre, infatti, le televisioni nazionali e quelle locali autorizzate che trasmettono nella nostra regione saranno obbligate, in date diverse a seconda dei territori, a spengere il segnale analogico e ad accendere quello digitale terrestre. I cittadini, conseguentemente, potranno vedere la tv solo se dotati del decoder digitale, quando almeno avranno imparato ad usarlo (visto che l’operazione non è così scontata). Lo ha deciso il Ministero per lo sviluppo economico lo scorso 22 giugno, anticipando così in via definitiva il cosiddetto switch off previsto inizialmente per la metà del 2012. A fine luglio dovrebbe essere pubblicato il bando per l’assegnazione delle frequenze alle emittenti locali, che avranno trenta giorni di tempo per presentare domanda.

Il condizionale è d’obbligo, non tanto per il bando quanto per l’intera operazione, che il Governo ha voluto a marce forzate cambiando improvvisamente – tra la fine del 2010 e lo scorso mese di maggio, in più tappe – la normativa vigente. Risultato, non tutte le televisioni locali presenti in Toscana diventeranno operatore di rete digitale. Secondo le previsioni saranno circa la metà quelle che riceveranno l’autorizzazione, con gravi rischi di pesanti ricadute sul pluralismo informativo, sulla tenuta del comporto e dell’occupazione. Quelle «rimaste a piedi» potranno continuare a trasmettere, a titolo di «fornitore di media audiovisivi», prendendo in affitto un canale delle televisioni fino al giorno prima concorrenti. In questo quadro, dovuto alla sottrazione alle tv locali di nove canali destinati alla telefonia in banda larga, le contraddizioni normative, i dubbi di costituzionalità, i possibili ricorsi al giudice e la mancanza di tempo potrebbero – a giudizio delle associazioni del settore – far impantanare tutto il processo, facendo fatalmente slittare lo switch off.