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Calcio, al via i mondiali con la zavorra dello scandalo

di Sandro PicchiDa una parte i Mondiali (inizio ufficiale il 9 giugno), dall’altra lo scandalo. E in mezzo la squadra azzurra. Poco più di un mese fa nessuno avrebbe potuto prevedere che l’Italia si sarebbe presentata in Germania (esordio il 12 giugno ad Hannover contro il Ghana) in questa infelice situazione, preceduta, accompagnata e avvolta da uno scandalo imponente. Difficile, se non impossibile, separare la squadra dallo scandalo, distinguere tra l’una e l’altro come se non appartenessero alla stessa realtà, allo stesso costume, allo stesso mondo.

La Nazionale va in Germania con un allenatore a cui il commissario della Figc, Rossi, ha confermato la fiducia, ma che è lambito dalle vicende di calciopoli al punto che, con il figlio Davide indagato nell’inchiesta Gea, molti ritenevano che fosse più opportuno sostituirlo. La figura dei due giocatori più rappresentativi, vale a dire il capitano e il portiere è stata seriamente danneggiata.

Il capitano Cannavaro, che già non è il tipo di calciatore esemplare e irreprensibile (gioca duro, qualche volta irride gli avversari come successo a Firenze con Toni, scherza con il fuoco facendosi riprendere mentre fa una flebo e recitandovi sopra) ha rilasciato fastidiose e inopportune dichiarazioni a difesa di Moggi ed è stato costretto a rimangiarsele. Il portiere Buffon, famoso per essere tra i migliori del mondo se non il migliore di tutti, è coinvolto in una storia di scommesse clandestine milionarie per la quale è stato interrogato dai magistrati di Parma.

E tutta la squadra, anche chi non ha colpe, anche chi non ne ha mai avute e ci si augura non ne avrà mai, sarà comunque costretta a convivere con questo clima e dovrà inevitabilmente sopportare le ironie, le critiche, le antipatie, i fischi e tutto quanto le deriverà da uno scandalo che è stato definito il più grosso nella storia del calcio. Non sappiamo se lo sia veramente, ma è fuori dubbio che le intercettazioni hanno portato alla luce un sistema di potere, di corruzione morale – forse più morale che economica – di servilismo, di ricatti, di prepotenze e probabilmente anche di millanteria che poteva anche essere immaginabile, che faceva parte perfino dei discorsi da bar, ma che una volta emerso ufficialmente si è rivelato non solo ugualmente «sorprendente» ma anche superiore alle peggiori previsioni.

Ci sono pesanti responsabilità personali (il sistema Moggi), ma esiste anche una responsabilità generale, alla quale moralmente pochissimi possono sottrarsi, che è quella di aver lasciato degenerare il calcio fino al punto da ritenerlo esclusivamente un prodotto, senza più vincoli morali, senza più scrupoli, senza regole. Bilanci truccati, passaporti falsi, fideiussioni false, tasse non pagate, debiti spalmati, plusvalenze, diritti televisivi mal gestiti, violenza tollerata, tutto ha contribuito al degrado, perfino i dettagli apparentemente insignificanti come le scarpe da calcio colorate, i numeri fin troppo originali sulle maglie, perfino queste piccolezze che comunque segnalavano un’esagerazione, un’inclinazione alla superficialità, alla disinvoltura , al superamento delle tradizioni, del buonsenso, delle regole.

Sarà possibile voltare pagina? Certo, per qualche tempo avremo un calcio meno banditesco, ma per l’eternità non garantiamo.