Opinioni & Commenti

Ciò che vogliamo, noi palestinesi

di Asem Khalil«Sui due lati del muro muoiono due sogni: il primo è quello di uno stato palestinese realizzabile, ed il secondo, è quello di uno stato ebraico democratico». Un professore dell’università ebraica ha commentato così la costruzione israeliana di un muro nei territori palestinesi. Una considerazione curiosa, perché lo stato palestinese non è visto soltanto come l’aspirazione legittima del popolo palestinese, ma come una priorità strategica per coloro che credono nel diritto di Israele ad esistere come focolare nazionale per gli ebrei.

Questa deduzione apparentemente «assurda» non è del tutto «illogica» perché, effettivamente, la percentuale di palestinesi che possiedono la cittadinanza israeliana è di circa il 20% della popolazione dello stato ebraico. Se si aggiungono i palestinesi di Cisgiordania e di Gaza e se si tiene conto dei tassi di incremento demografico, si arriva ad una conclusione quasi scontata: il numero dei palestinesi supererà in pochi anni quello degli ebrei. Israele, allora, avrà due alternative: considerare tutti gli abitanti come cittadini e quindi perdere il carattere «ebraico» dello stato, o considerare solo gli ebrei come cittadini e quindi abbandonare il carattere «democratico». In entrambi i casi, Israele sarebbe perdente.

Lo stato ebraico usufruisce del sostegno dell’unica superpotenza e della compiacenza dei paesi europei. Ciò, però, non rappresenta una garanzia anche a medio termine perché – per riprendere le parole di Ibn Khaldun – «gli imperi conoscono varie fasi ma tutti sono destinati a scomparire» e la storia è là a dimostrare che non esistono paesi eternamente deboli né stati eternamente forti.La sicurezza dello stato di Israele si ottiene soltanto con la fine dell’occupazione dei territori palestinesi e la riconciliazione con il popolo palestinese. Edward Said scriveva: «Credo in un futuro dove i popoli che sembrano oggi così distanti gli uni dagli altri, si riconcilieranno… ma una riconciliazione autentica non può essere imposta… Una pace autentica può instaurarsi soltanto attraverso una riconciliazione tra due uguali, tra due partner di cui ciascuno possa comprendere l’altro con la sua partecipazione equilibrata in questo processo».

Fino a quel giorno lontano, si continuerà, da un lato del muro, a contare le vittime, a perdere quotidianamente la dignità, il pane, ed il futuro e dall’altro lato ad alimentare timore e pregiudizi, e svegliandosi soltanto ogni tanto, dinanzi all’orrore di un attentato suicida. A quel punto piangeranno e vorranno infliggere rappresaglie spietate e sosterranno un governo duro che chiuderà le strade e le «porte del muro», che bombarderà Gaza ed imporrà il coprifuoco, interromperà l’elettricità e l’acqua e proibirà l’arrivo degli aiuti umanitari.

Un giorno, fu chiesto a Giovanna D’Arco se Dio amasse i francesi più degli inglesi. Lei rispose che Dio ama anche gli inglesi, ma quando sono in Inghilterra e quando si astengono da occupare la Francia! Per questo, possiamo parafrasare quanto ha detto l’ambasciatore della Giordania nel corso della sessantesima sessione della Commissione delle Nazioni Unite per i diritti dell’uomo a Ginevra: «Jacob (era il nome dell’ambasciatore israeliano), ritiratevi dai territori palestinesi e dopo vedrete». Ciò che vogliamo – noi palestinesi – è un paese e una dignità, come gli altri popoli. Né più… Né meno!asemkhalil@yahoo.com