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Giovani, diventare grandi tra autonomia e dipendenza

di Marco Bontempiprofessore di Sociologia Università di FirenzeUna delle caratteristiche della nostra epoca è quella di non avere valori, dunque obiettivi, socialmente condivisi. I giovani si trovano a dover scegliere senza uno scopo chiaro rispetto al quale orientare la propria vita. Uno degli aspetti tipici del comportamento odierno dei giovani di fronte a questo mondo mutevole è quello dell’esplorazione, cioè del preferire scelte reversibili per poter tornare indietro senza vincoli. Tale atteggiamento ci chiede di guardare la questione della responsabilità in una prospettiva diversa. Se una persona è tendenzialmente incline a fare scelte reversibili ciò non significa che non si interessi al mondo circostante.

In un tale contesto i punti di gravitazione per i giovani diventano i rapporti e le reti primarie, quindi la famiglia e gli amici. Nelle ricerche sul mondo giovanile la famiglia è al primo posto in assoluto. Alla domanda: «Quali sono le cose che per te sono più importanti di tutto?», la risposta «molto e moltissimo» vede la famiglia a livelli del 90%. La famiglia, confrontata con le altre dimensioni dell’esperienza sociale – l’impegno, il tempo libero, gli amici, i valori della partecipazione sociale, dell’uguaglianza – viene affermata in assoluto e con grande distacco, (circa il 15% rispetto agli amici). Poiché la famiglia è andata trasformandosi al proprio interno divenendo sempre più un luogo in cui si cerca una relazione basata sul dialogo, la dimensione familiare è diventata un punto di riferimento. Naturalmente non tutte le famiglie sono luoghi di dialogo. Quando ci troviamo di fronte all’89% dei giovani italiani che dicono che la famiglia è la cosa per loro più importante, evidentemente tra questi c’è anche qualcuno che vive in condizioni di disagio ma non è disposto a parlarne. Questo elemento emerge anche quando ci si interroga sui valori.

L’ultima indagine Iard sui giovani italiani mostra un’articolazione secondo la quale amore, famiglia, autorealizzazione, amicizia, sono vicine nella scala valoriale. Il lavoro è vicino all’autorealizzazione, come anche il tempo libero. È però interessante osservare che anche la libertà e la democrazia, la solidarietà e l’eguaglianza sono collegate, nelle preferenze, all’autorealizzazione. I giovani collegano la libertà e la democrazia all’amicizia ed all’amore, cioè le considerano un ingrediente della dimensione privata. «Libertà» è intesa come essere se stessi, singolo individuo, libero nei rapporti sociali, «democrazia» è, probabilmente, riferibile alle relazioni di coppia. In questo senso una coppia è democratica se tiene conto delle ragioni dell’altro. È cambiato il significato di questi termini, così come l’eguaglianza e la solidarietà sono valori che oggi hanno a che fare più con la vita quotidiana che con l’impegno politico, e soprattutto in riferimento alla sfera dell’amicizia, dell’amore e delle relazioni con i genitori. In questo senso un aspetto importante dell’educazione dei giovani alla scelta è dato dall’autonomia effettiva, anche materiale dei figli, che talvolta, oggi, fa paura ai genitori.

Una ricerca del Cnr ha evidenziato come i genitori siano, nella grande maggioranza dei casi, molto contenti di avere i figli grandi in casa. Il problema dei figli che restano con i genitori non deve essere considerato solo come rifiuto dell’autonomia da parte dei figli, ma deve anche far pensare che i genitori sono contenti di avere i figli grandi in casa perché possono instaurare un dialogo «alla pari». È evidente che con il quindicenne la relazione «alla pari» non è possibile, ma è veramente un rapporto paritario quello tra i figli adulti (25-34 anni) ed i genitori? È un’esperienza gratificante, ma comporta rischi da non trascurare. Cioè che venga meno, per i figli, l’autentica autonomia, materiale e psicologica. Il dovere dei genitori come pure dei figli è saper riconoscere il momento in cui l’autonomia richiede il distacco.

Adolescenza, l’età difficile

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Michele, segni particolari… bravissimo