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Il tremito del bambino «blu»

DI ANGIOLO ROSSILungo la strada che da Betlemme porta a Beit Jala, a pochi minuti dalla Grotta della Natività, c’è un’altra «grotta», certamente meno conosciuta di quella di Gesù, ma altrettanto importante. Talmente importante da far pensare che se non si comprende il significato di questa, forse non si capisce fino in fondo nemmeno quello della Grotta che sta sotto la Basilica della Natività. È la «crèche» di suor Sophie, il luogo dove tanti piccoli, alcuni di pochi giorni, trovano una culla, sottratti talvolta in maniera fortunosa alla barbarie di un fondamentalismo ancestrale che vuole i figli nati fuori dal matrimonio uccisi alla nascita con la loro madre.

Non sono trascorsi molti giorni dall’occupazione di Betlemme: i proiettili (mai si era arrivati a tanto) hanno lasciato distruzione e morte anche nella Piazza della Natività, ma non solo. Alla «crèche» sono arrivati i carri armati israeliani distruggendo tutto quello che hanno trovato sul loro cammino. I bimbi più piccoli, ma anche quelli un po’ più grandi, hanno avuto paura, molta paura. Suor Sophie li ha portati tutti nel seminterrato, in una piccola grotta, più o meno come quella della Natività. Da lì sentivano il cigolio dei carri armati e le bordate dei cannoni. In particolare li sentiva Omar, il bambino «blu», perché lui quando sente gli spari trema tutto e si colora. È molto malato Omar, affetto da una grave cardiopatia che mina forse irrimediabilmente il suo corpicino.

Omar è nato in piena «intifada», un giorno di agosto di quest’anno. Le suore lo hanno raccolto al portone della «crèche». Videro subito che era ammalato e da allora lo curano con amore. Ma non c’è farmaco che lo possa curare dal rumore assordante dei suoni della guerra, lì fuori. Solo il silenzio della pace lo potrebbe curare e, forse, anche guarire.

Se un giorno andrete a Betlemme andate alla Grotta di Gesù, ma subito dopo chiedete della «crèche» di suor Sophie. È possibile che vicino o lontano sentiate gli spari dell’«intifada». Non dovete avere paura. E quando entrate in questa grotta dei nostri tempi, tra tanti piccoli «Gesù Bambino», ne vedrete uno blu. Avvicinatevi e sorridetegli. Poi prendetelo in braccio, cullatelo e baciatelo con tutto l’amore di cui sieti capaci. Vedrete che il bimbo si sentirà protetto: sentirà voi e non più i rumori della guerra. Il suo cuore malato si tranquillizzerà, dal suo volto sparirà il colore «blu», il vostro pensiero andrà al Bambino della Grotta e a tutti i piccoli (cristiani, ebrei e musulmani) di questa martoriata Terra Santa. Ed allora, anche se sarà un giorno qualunque, forse, per voi, sarà il Natale più bello della vita.