Opinioni & Commenti

Omicidio stradale: una battaglia di civiltà alla quale ha contribuito anche Toscana Oggi

Quella che stiamo portando avanti ormai da quattro anni è una battaglia di civiltà. Non possiamo dimenticare che la violenza stradale è la prima causa di morte dei giovani. Il bilancio delle vittime della strada – una strage di 4 mila morti e 70.000 feriti gravi l’anno – sottolinea l’urgenza di una risposta legislativa che non può più essere rinviata. L’approvazione della legge in Senato, è per noi una gran bel risultato ottenuto grazie anche al supporto di piu’ di 80.000 firmatari, tante associazioni che hanno spinto insieme a noi e molte testate giornalistiche come Toscana Oggi che hanno fatto loro la nostra battaglia.

È stata una strada in salita, non sono mancate le difficoltà politiche, il cambiamento è stato complicato e sicuramente non possiamo dire di essere arrivati alla fine della partita. Ma, come ha scritto il premier Matteo Renzi su Facebook, questa vicenda è la dimostrazione che le cose possono cambiare. Le cose cambiano se lo vogliamo. Questo è un messaggio importante che deve essere una spinta per i giovani. Siamo contenti anche perché tutto è partito da Firenze: Renzi, quando era ancora sindaco di Firenze, è stato il primo firmatario di questa proposta di legge, e Firenze e la Toscana sono senza dubbio la geografia nella quale abbiamo raccolto maggiori adesioni.

Durante la discussione in aula due emendamenti hanno modificato la legge eliminando alcuni comportamenti relativi alla guida pericolosa. È stata senza una scelta trasversale del Parlamento – non del governo – che non ci ha fatto piacere. Ma non deve mettere in ombra il grande risultato raggiunto dopo tanta fatica: il fatto che verrà inserita la nuova fattispecie di reato nel codice penale per chi guida in stato di alterazione per alcol o droga e per chi va a velocità pericolosa. Si tratta di un grande cambiamento rispetto a oggi. Revoca della patente: il massimo passa da 3 anni a 15-30 anni; pena detentiva minima sale da 2 a 7 anni; viene introdotto l’arresto in flagranza. Non c’è dubbio che la nuova fattispecie imporrà maggiore attenzione da parte delle procure e dei tribunali Procure su questo tipo di reati. Siamo consapevoli che la legge perfetta non esiste e «buttare il bambino con l’acqua sporca». Sarebbe un grande errore. Cercheremo invece cercare di cambiare l’acqua. Siamo anche consapevoli che non basta sicuramente una legge per dichiarare la lotta alla violenza stradale. Aiuta, certo, ma non basta. Le buone norme sono un ottimo punto di partenza anche per l’effetto prevenzione.

Occorre continuare a percorrere altre strade come stiamo cercando di fare con il progetto «David» a Firenze e puntare sulle tre «E» come fanno gli inglesi: education, enforcement, engineering. L’educazione, i controlli e le infrastrutture. Non è il destino ad uccidere i nostri ragazzi sulla strada: sono scelte e comportamenti sbagliati che possono essere modificati. Quando abbiamo deciso di dare vita all’associazione che porta il nome di nostro figlio, morto a 17 anni in un incidente stradale nella notte fra il 1 e il 2 giugno 2010 nel Parco delle Cascine da un uomo che guidava ubriaco e drogato, l’abbiamo fatto non solo per ricordare Lorenzo ma anche per salvare vite umane. Abbiamo capito che l’omicidio di Lorenzo, come quelli di tanti altri giovani, poteva essere evitato. Per questo è importante che l’omicidio stradale diventi il prima possibile legge. Chiudiamo ringraziando Mauro Barsi e gli amici del progetto Agata Smeralda per il sostegno che ci hanno dato in questi quattro anni credendo fortemente in questa battaglia e ricordando una delle fotografie che mi sta più a cuore: quella di don Renzo Rossi che firma la proposta di legge. Se un uomo della sua forza spirituale e della sua grandezza che ha dedicato la sua vita a aiutare i poveri e i deboli di tutto il mondo credeva in questa battaglia credo che non ci siano dubbi: stiamo facendo una cosa giusta!