Opinioni & Commenti

Referendum, astenersi è un diritto

di Antonio Baldassarre*presidente emerito della Corte costituzionaleNei più diffusi quotidiani italiani è stata agitata una campagna «diffamatoria» nei confronti dell’astensione dal voto nei prossimi referendum proposti per l’abrogazione della legge sulla fecondazione assistita. S’è detto che l’astensione è incostituzionale o, addirittura, immorale.Mai mi è capitato di vedere opinioni così spudoratamente politiche che hanno cercato, maldestramente, di vestire i panni neutrali degli argomenti giuridici o etici.Prima di tutto: sul piano giuridico-costituzionale, l’astensione è pienamente legittima, anzi è un diritto e una libertà.

Nell’opinione pressoché unanime dei giuristi italiani e stranieri, il referendum si distingue dall’elezione, poiché, mentre questa è lo strumento del popolo (elettorato) di scegliere i propri rappresentanti, il referendum (abrogativo) è invece un voto su una legge, cioè una decisione legislativa fatta dal popolo (elettorato). Di conseguenza, mentre l’elezione può essere concepita come un «dovere civico», peraltro non sanzionato (e quindi di valore principalmente etico-sociale), per il fatto che con essa si concorre a rendere la rappresentanza politica più fedelmente rispecchiante la reale composizione del popolo, al contrario la votazione nel referendum (abrogativo) assume le stesse caratteristiche della votazione parlamentare sulla (proposta di) legge.

Come in quest’ultima si può dare un voto di approvazione oppure uno di disapprovazione, ovvero ci si può astenere dal voto o non andare a votare (uscire dall’aula), così nel referendum si può votare «sì», si può votare «no» oppure astenersi, cioè non votare. Del resto, la stessa previsione costituzionale del quorum, per la quale la proposta referendaria è valida soltanto «se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto», presuppone chiaramente che possa legittimamente avvenire il contrario, e cioè che non possa considerarsi «approvata» quella votazione alla quale non partecipino almeno il 50 per cento più uno degli aventi diritto al voto.

Sul piano etico, l’assoluta moralità di chi si astiene dipende dalla esigenza di contrastare la pretesa dei proponenti referendari, questa sì immorale, di voler decidere «a maggioranza» su valori etici fondamentali – come la vita del concepito, il divieto di sperimentazione sull’essere umano, il divieto di clonazione umana – che appartengono alla coscienza morale di ciascun individuo, a quel foro interno che tutti i sistemi veramente democratici considerano inviolabile e intangibile da parte di qualsiasi decisione pubblica.

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