Opinioni & Commenti
Rubare a Cesare non è peccato?
Il silenzio su un aspetto importante della dottrina sociale della Chiesa vige, di conseguenza, nella vita di tanti cristiani: facilmente si accusano di non essere onesti nella professione, di non rispettare la deontologia professionale, di aver cercato di estorcere qualcosa. Quasi mai si accusano di aver evaso le tasse, per esempio non emettendo la fattura per le proprie prestazioni.
Il problema nasce nel quantificare l’eccedente, perché nessuno è giudice imparziale in casa sua e nessuno è disposto a riconoscere come «degli altri» quanto ha faticato per guadagnare e possiede. Non è, pertanto, fuori luogo che esista un arbitro lo Stato a determinare la misura del superfluo e la partecipazione del singolo all’impresa comune. Questo non esclude che debba esistere un meccanismo democratico di verifica per appurare se la tasse imposte siano eque e, quindi, sia doveroso il pagamento.
Un’obiezione al pagamento delle tasse è che lo Stato sprechi i soldi dei cittadini, rubando con eleganza ciò che si guadagna con il sudore. Questo può succedere, perché lo Stato è un enorme colosso con spese proporzionate; tuttavia, il cattivo uso da parte della pubblica amministrazione non dispensa nessuno dai propri doveri, in quanto la qualità di vita del Paese dipende dalla risoluzione che solo lo Stato può affrontare. Resta l’obbligo morale del cittadino di pagare le tasse nella misura richiesta dalle leggi e c’è il dovere sociale di rendere il sistema fiscale sempre più equo e di punire l’evasione.