Opinioni & Commenti
Sì al «testamento», purché non sia una scelta di morte
Più profondamente, il vero problema è quello dei contenuti di tali testamenti: non si può nascondere che, se quasi tutti riconoscano come pertinenti le direttive anticipate, in realtà il punto di partenza, la cultura di fondo, è ben diversa.
Già nel 1974 la rivista «The Humanist» pubblicava il Manifesto sull’eutanasia, dove da presupposti ideologici, si traevano conseguenze comportamentali. L’uomo sarebbe sorto per caso e vivrebbe in un universo frutto del caso; egli sarebbe arbitro di sé, non dovrebbe rispondere a nessuno delle proprie scelte e non avrebbe altro riferimento che quello della ragione scientifica; da queste premesse gli estensori facevano scaturire che «è immorale accettare o imporre la sofferenza. Crediamo scrivevano nel valore e nella dignità dell’individuo; ciò implica che lo si lasci libero di decidere ragionevolmente della propria sorte. È crudele e barbaro esigere che una persona venga mantenuta in vita contro il suo volere e che le si rifiuti l’auspicata liberazione, quando la sua vita ha perduto qualsiasi dignità, bellezza, significato, prospettiva di avvenire. La sofferenza è inutile, è un male che dovrebbe essere evitato nelle società civilizzate».
Negli anni sono sorti veri e propri movimenti a favore dell’eutanasia, i quali facilmente utilizzano il testamento biologico come lo strumento per esercitare la propria scelta autonoma, la quale dovrebbe essere da tutti rispettata. Ma può essere accettata una tale esasperazione della libertà individuale? No, perché l’autonomia della persona ha come presupposto il fatto di «essere vivi» e impegna la responsabilità dell’individuo che è «libero per» fare il bene secondo la verità; in questo caso, riconoscendo di aver ricevuto la vita e di non esserne il padrone assoluto.
In realtà, sarebbe bene domandarsi se la motivazione della insopportabilità del dolore del paziente, non sia da leggersi come l’incapacità dei sani di accompagnare la persona attraverso la sofferenza e la malattia, che sono così di scandalo per la società del benessere e dell’edonismo.