Opinioni & Commenti

Un vescovo, la comunione ai gay e la solita disinformazione

di MAURO BANCHINI

A proposito di deontologia applicata ai media, mi ha colpito come venerdì 5 febbraio è stata fornita la notizia sull’intervento del vescovo emerito di Pistoia, mons. Simone Scatizzi, circa la questione della comunione alle persone omosessuali.

Ricercato da un sito che già dal nome (Pontifex“) si capisce lontano un miglio di che pasta sia fatto e che tipo di linea editoriale (ipertradizionalista) porti avanti – dipendesse da me, avrei qualche perplessità nel rilasciare dichiarazioni a questi di “Pontifex” che mi pare rendano un pessimo servizio alla Chiesa – ricercato da quel sito, il vescovo emerito è andato giù assai duro su questioni scivolose.

Conosco da anni mons. Scatizzi e ho avuto modo di apprezzare, quand’era ordinario di Pistoia, certe sue aperture sul piano sociale-politico e anche su quello pastorale (ad esempio: continua, ancora oggi, a fare un bel lavoro sulle coppie, scoppiate, di credenti e ricordo molto bene certe sue, avanzate, dichiarazioni circa la necessità di non abbandonare, pastoralmente, uomini e donne nel delicato momento di una separazione o di un divorzio).

Nel pomeriggio di venerdì, “Repubblica on-line” fa scoppiare il caso dando largo spazio alle dichiarazioni di mons. Scatizzi (“Un altro vescovo dice no ai gay”, questo il titolo. “Mons. Scatizzi invita i preti a non somministrare la comunione agli omosessuali”, questo l’occhiello”).

Peccato che – leggendo bene le frasi che il vescovo, a dire il vero un po’ ingenuamente, aveva affidato a questi strateghi di “Pontifex” – emergesse un’altra verità o, meglio, una verità più complessa. In linea con il catechismo della Chiesa (può piacere o no, ma non ho dubbi che la Chiesa debba essere libera di diffonderlo), da mons. Scatizzi nessun invito ai preti a “non dare la comunione ai gay”; nessun “no” detto da un vescovo ai gay. Anzi: per certi aspetti proprio l’opposto (I principi della Chiesa dicono che … ma come pastore io, la comunione, a un gay la amministro comunque … il giudice ultimo è sempre e comunque Dio … sulla terra nessuno è autorizzato a emettere sentenze …).

Insomma: dichiarazioni un tantino più articolate e complesse per la voglia di “scoop” dei colleghi di “Repubblica on-line” e per il livello superficiale di tanto nostro giornalismo, con l’inevitabile sdegno di Grillini and company.

L’autorevolezza della testata e il livello di importanza dato alla notizia (il terzo posto), fanno sì – venerdì pomeriggio – che scatti immediatamente il tam tam mediatico che “Repubblica” (e presumo gli acutissimi signori di “Pontifex”) volevano: subito migliaia, nei social network, gli interventi sdegnati contro l’omofobia, l’ipocrisia, l’ignoranza, la cattiveria, il tradimento evangelico della Chiesa istituzione, il rifiuto dell’8 per mille, i preti pedofili, Marcincus e lo Ior, le trame del Vaticano, la famiglia tradizionale che è marcia mentre le coppie gay sono ottime, i registri per le unioni civili, le adozioni di figli anche per le coppie gay, la civiltà dei nuovi diritti e l’oscurantismo dei preti…

Inviati delle testate nazionali e corrispondenti locali (a proposito: quanta superficialità in colleghi che, dovendo trattare cose di chiesa, navigano nel buio o applicano alla Chiesa parametri impropri) alla ricerca della dichiarazione, dello scoop, della battuta.

Quanto materiale – da questa piccola vicenda – per riflettere sulle rispettive responsabilità in una buona e corretta comunicazione! Di vescovi ma anche di giornalisti.