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Corte Federale, le motivazioni della sentenza: Juve più colpevole delle altre

Luciano Moggi, ovvero l’incarnazione del potere capace di condizionare gli arbitri e “al quale era necessario inchinarsi per sopravvivere nel mondo della serie A”. Ma nessun sistema, piuttosto “una serie di reticoli all’interno di un’atmosfera inquinata”.

E’ lontana nel tempo e nella sostanza quell’idea di illecito strutturato che aveva sostenuto l’inchiesta e l’accusa a ‘calciopoli’: la Corte federale, dopo dieci giorni dalle sentenze di secondo grado che ammorbidivano e non poco quelle emesse da giudici della Caf, condannando alla retrocessione in serie B la sola Juventus, ha depositato le attese motivazioni. In 117 pagine – ma la parte clou si riduce ad una sessantina – l’organo di giustizia d’appello ha spiegato passo dopo passo i verdetti del 25 luglio. La Juve deve pagare il prezzo maggiore perché dei suoi dirigenti si censura “la piena e concreta attitudine a falsare la classifica posseduta dall’opera di condizionamento del settore arbitrale”. Un condizionamento su cui anche i giudici d’appello sono stati unanimi nel valutare: “la natura, l’intensità, l’ambiguità e la non trasparenza” dei rapporti di Moggi, ma anche di Antonio Giraudo con i designatori, sono messi nero su bianco dalla Corte. E una volta accertato che “il condizionamento del settore arbitrale costituisce sistema comportamentale idoneo all’alterazione del campionato” la Juve non poteva salvarsi dalla responsabilità diretta per l’operato dei suoi massimi dirigenti. Condotte “stabili e durature” dicono i giudici di secondo grado, e seppure non si può parlare di sistema “l’aggregazione di tutti questi disdicevoli elementi é addebitabile solo alla Juventus, ciò che ne rende incomparabile, in negativo, la posizione rispetto ad ogni altro”. Dai 30 punti decisi dalla Caf, l’handicap si è ridotto a 17 perché la Corte ha tenuto in debito conto “la storia” del più blasonato dei club italiani. “L’importante e prestigiosa storia sportiva” che ha contribuito anche ai successi della nazionale, recitano le motivazioni, ha di fatto salvato almeno in parte la Juve. Per la Lazio in appello sparisce l’accusa di illecito sportivo: in particolare per la gara Lazio-Brescia determinante é stata la posizione dell’arbitro Daniele Tombolini, la cui deposizione davanti all’ufficio indagini, così come richiesto dalla difesa del club, era stata ammessa agli atti della Corte. Tombolini, spiegano i giudici, “non viene chiamato a rispondere di illecito, la sua prestazione non viene prospettata come efficiente allo scopo vietato”, insomma la Corte è certa che ci sia “la sua totale estraneità a qualunque disegno illecito”. Ecco allora che la Lazio vede ridurre le sue responsabilità all’interno di quell’inquinamento ambientale denunciato: la mancanza del “segmento arbitrale” esclude l’efficacia di un accordo in ipotesi fraudolenta. Da qui si spiega anche la quasi assoluzione di Franco Carraro (per l’ex presidente Figc solo ammenda e diffida) perché “non vi è alcuna prova che Carraro agisse per scopi diversi da quelli istituzionali di garantire il regolare andamento del campionato, che avrebbe potuto essere turbato dalla prosecuzione di errori arbitrali ai danni della Lazio”. Per i bianconcelesti solo la violazione dell’articolo 1. Quanto alla Fiorentina solo responsabilità oggettiva e presunta, non diretta: questo ha salvato i viola dalla retrocessione. L’illecito di Lecce-Parma secondo i giudici sarebbe stato commesso per responsabilità diretta solo da De Santis, Mazzini e Diego Della Valle, mentre i due dirigenti di riferimento del club, l’ad Mencucci e il presidente Andrea Della Valle sono condannati per mancata lealtà. Insomma solo l’articolo 1. Per il Milan la Corte respinge l’ipotesi formulata dai colleghi di primo grado e che le sanzioni “sono sproporzionate ai fatti accertati”. Fatti di cui deve rispondere in sostanza il solo Leonardo Meani, la cui condotta è “da riprovare”, ma la pena deve essere comunque più soft. Quanto alla posizione di Adriano Galliani “non è stata valutata adeguatamente e con il supporto di un’idonea motivazione”. Da Galliani non vengono date direttive “volte a perseguire ingiusti o non consentiti trattamenti”. Un “comportamento criticabile” il suo ” ma di consistenza non particolarmente penetrante”. Duro il giudizio su Paparesta, un altro che si è fatto maltrattare da Moggi: “Atteggiamento remissivo e debole di un prestigioso arbitro internazionale di fronte a fatti mortificanti per la sua persona e per la dignità della funzione” lo bacchetta la Corte per l’omessa denuncia dello spogliatoio del Granillo. Le motivazioni non frenano comunque i malumori: Lazio e Fiorentina le aspettavano per gli eventuali ricorsi. Chi già si è mossa è la Juve che potrà tentare la conciliazione con la Figc alla Camera del Coni il 18 agosto, davanti all’ex ministro Angelo Piazza. Intanto Moggi, la cui conciliazione è fissata per il 7 settembre, ha già fatto istanza al Tar del Lazio. Lui, il colpevole numero uno, ha deciso di andare fino in fondo.(ANSA). Motivazioni sentenza Corte Federale