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Da Firenze ad Assisi in ruota a «Ginettaccio»

Un’amicizia nata grazie a Gino Bartali quella tra Ran Margaloit e Jonathan Freedman che hanno unito le forze per rendere omaggio, attraverso il ciclismo, al grande campione toscano.

Domenica 20 marzo la squadra israeliana di ciclismo professionistico celebrerà «Ginettaccio» percorrendo, sui pedali, la strada del coraggio: quei 180 chilometri che Bartali percorreva tra Firenze ed Assisi nel corso della seconda guerra mondiale per salvare tanti israeliti dalle deportazioni. Il viaggio che faceva trasportando documenti falsi all’interno della sua bicicletta e distribuendoli poi ai diversi intermediari della rete di assistenza clandestina per cui fu staffetta e punto di riferimento.

Quando si parla di «Ginettaccio» non si narra soltanto del corridore mitico, del ciclista robusto e arcigno, si narra del Novecento italiano, delle sue speranze, delle sue contraddizioni. E si parla di Firenze, della sua bellezza cosmopolita e del senso delle radici che ancora sopravvivono nel suo contado. In Bartali c’è tutto questo: c’è il campione della bicicletta, in un’epoca in cui le due ruote erano strumento di libertà ed emancipazione ma c’è anche il contadino cattolico, tradizionale fino al misticismo, ma fortemente popolare, legato al valore della famiglia come base della società; c’è l’eroico e silenzioso antifascista, trionfatore negli anni del regime mussoliniano (Giro nel ’36 e nel ’37, Tour nel ’38) – che mai strizzò l’occhio al Duce – e che solo decenni dopo si fece strappare i suoi segreti e il numero eccezionale di donne e uomini salvati durante l’occupazione nazista, tanto da fargli guadagnare la «Medaglia d’oro al Merito Civile» e il prezioso riconoscimento dello Yad Vashem di «Giusto tra le Nazioni» per aver salvato una famiglia di ebrei nascondendola dal regime fascista in una casa di Gavinana.

Gino Bartali diceva al figlio Andrea: «Il bene si fa, ma non si dice. Certe medaglie si appendono all’anima e non alla giacca» e, ancora: «Sfruttare le disgrazie degli altri per farsi belli è da vigliacchi». La grandezza di Gino Bartali è in queste frasi che hanno appassionato Ran Margaloit giovane team manager di ventisette anni della Nazionale di Israele che da quando ha lasciato l’agonismo (ha corso con il team Saxo Bank, anche al fianco di Alberto Contador) lavora assiduamente per promuovere nel suo Paese la bellezza e la poesia del ciclismo.

Margaloit ha avuto l’idea di far correre i tredici ciclisti della Nazionale israeliana lungo il percorso Firenze – Assisi, sulle stesse strade che faceva «Ginettaccio» ed ha coinvolto Jonathan Freedman, ebreo newyorkese che nel 2015 ha fondato il Team Gino Bartali e che negli scorsi mesi, indossando quella casacca, ha raccontato il coraggio del ciclista «Giusto tra le Nazioni» attraverso le strade degli Stati Uniti avvalendosi del supporto di due ambasciatori: Christian Vande Velde (quarto al Tour de France del 2008) e George Hincapie (un passato in maglia gialla).  Freedman ha conosciuto e frequentato Andrea Bartali, il figlio di Gino ed ha messo grande impegno per l’impresa.

L’appuntamento del 20 marzo nasce dalla collaborazione tra Ran e Jonathan, separati da migliaia di chilometri ma uniti da questa passione profonda. L’itinerario tosco-umbro sarà segnato dal passaggio nei luoghi più significativi che conservano l’eredità morale di Gino Bartali. Si pensa di far passare la carovana di ciclisti da alcune zone di Firenze mentre è sicuro il passaggio dalla stazione ferroviaria di Terontola, crocevia fondamentale di quei mesi drammatici e dove è stata posta una targa che recita: «Qui Gino Bartali, grande campione di ciclismo, fermò più volte l’allenamento nel tratto Firenze-Assisi negli anni 1943-1944 per aiutare uomini vittime della persecuzione razzista e ideologica durante la seconda guerra mondiale».

Gino Bartali da grande campione di sport è diventato il riferimento etico per tanti appassionati di ciclismo. Nel giorno della Domenica delle Palme saranno gli israeliani a rendergli omaggio in sella ad una bicicletta.