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Viktoria, dalle bombe a Kiev alle maratone di Roma e Firenze

A Roma, nel marzo scorso, era l’unica ucraina presente su trenta iscritti: hanno dovuto tutti rinunciare a causa della guerra che era appena scoppiata. Adesso torna di nuovo in Italia: Viktoria Gudyma continua a correre maratone in tutto il mondo con la bandiera gialla e azzurra dell’Ucraina perché “voglio dimostrare la stessa resistenza del mio Paese, che sta difendendo i valori della democrazia”. Per questo sarà a Firenze il 27 novembre.

Viktoria è molto giovane, ha un figlio – Lew – di 10 anni. Adesso vive in Inghilterra dove l’abbiamo raggiunta telefonicamente alla vigilia della sua partecipazione all’appuntamento fiorentino. A marzo era a Kiev, la sua città, quando si è trovata improvvisamente sotto le bombe della Russia. “Ci siamo prima nascosti in una stazione della metropolitana nel centro di Kiev durante i raid aerei”, racconta. Poi la decisione dolorosa ma necessaria. “Sono prima di tutto una madre, quindi ho dovuto portare mio figlio in un posto sicuro”. E così ha preso l’auto e ha guidato per 20 ore verso ovest, “anche durante la notte”. “Cercavo le notizie sulle città che venivano bombardate per evitarle – continua il racconto drammatico -. Il giorno dopo, a tarda notte, siamo arrivati sui Carpazi, dove abbiamo vissuto durante la prima settimana di guerra”. Poi si è spostata a Varsavia e lì si sono stabiliti per un po’.

Proprio qui è arrivata la telefonata della segreteria organizzativa della maratona di Roma: stavano cercando di rintracciare gli atleti ucraini iscritti di cui non si avevano notizie. Lei è l’unica che ha risposto positivamente. Tra i trenta iscritti, purtroppo, anche un morto sotto i bombardamenti, un giovane amico di Viktoria. “Avevo deciso di partecipare alla Maratona in novembre, prima della guerra, e avevo comprato i biglietti per arrivare a Roma da Kiev, ma il volo è stato cancellato quando è iniziata la guerra”, racconta. Così è stato organizzato il viaggio. E di lì a poco è arrivata nella capitale insieme al figlio. Viktoria ha corso grazie all’aiuto e all’ospitalità di Athletica Vaticana, la polisportiva della Santa Sede di cui è presidente Giampaolo Mattei, giornalista dell’Osservatore Romano. In quella occasione ha incontrato anche papa Francesco insieme al figlio Lew per chiedere pace per il suo paese.

Il rapporto con il gruppo sportivo vaticano non si è interrotto. E anche a Firenze correrà sotto le loro insegne. L’ospitalità sarà a cura della Firenze Marathon. Ma ancora pensa a cosa ha lasciato là, nove mesi fa. “I nostri parenti, la nostra casa, la scuola, la scuola di musica e gli amici sono rimasti in Ucraina”.

Il 26 novembre parteciperà alla Messa del maratoneta a Firenze – nella chiesa di Santa Maria Novella alle ore 18 – come anche aveva fatto anche a Roma. In quell’occasione aveva letto la preghiera composta nel 2017 dagli atleti e dai sacerdoti che compongono il team di Athletica Vaticana e tradotta in 35 lingue, per rilanciare la dimensione spirituale della corsa insieme agli atleti di tutte le religioni e tutte le culture. La Messa a Firenze sarà celebrata da mons. Andrea Palmieri che il giorno dopo correrà a fianco di Viktoria. Al termine della celebrazione ci sarà la suggestiva benedizione degli atleti, degli allenatori, dei dirigenti e dei loro familiari. Athletica Vaticana organizza la Messa del Maratoneta anche alla vigilia delle Maratone a Venezia e Valencia. E, in gemellaggio spirituale, con New York.

Quando gli chiedo quali saranno le sue preghiere in quest’occasione la sua risposta è netta e ruvida come chi si è trovato a fuggire sotto una pioggia di bombe proteggendo gli affetti più cari: “Chiederò forza agli ucraini per perseverare e vincere questa guerra contro il nemico russo. Chiedo a Dio salute per i nostri difensori, il nostro esercito, i nostri partner, gli amici che proteggono l’Ucraina e i valori democratici in tutta Europa. Il 26 novembre, l’Ucraina onora la memoria delle vittime dell’Holodomor del 1932-1933, pregherò per le anime degli ucraini uccisi innocentemente”.

Quest’anno ha corso con la bandiera azzurra e gialla a Roma, Boston, Helsinki e ha “sentito un grande sostegno”. “Anche a Firenze – sottolinea – correrò con la bandiera ucraina, pensando ai miei amici che stanno combattendo per la pace in Ucraina, pagando con il proprio sudore e sangue l’avvicinarsi della pace e della vittoria”.

Lo sport, soprattutto in questo momento così difficile, potrebbe avere un ruolo importante. I valori sportivi potrebbero aiutare gli uomini a ritrovare la pace. “Innanzitutto – ci spiega Viktoria -, lo sport mi aiuta a trovare la pace interiore, a continuare a muovermi attraverso gli ostacoli, a incontrare persone che la pensano allo stesso modo”.È molto giovane, Viktoria. Eventi drammatici come l’invasione russa potrebbero togliere speranza. Però non è il suo caso. “Adesso vivo in Inghilterra e sono molto grata per questa opportunità di vivere in sicurezza – sottolinea -. Mio figlio va a scuola, studia contemporaneamente la lingua ucraina e fa i compiti”.

Lei è molto realista ma guarda già al futuro: “La Russia ha attaccato non solo le infrastrutture civili ma ha anche danneggiato il 40% delle infrastrutture energetiche: ora in Ucraina spesso non c’è elettricità e Internet nelle case. Vogliamo estromettere dal nostro stato, questo nemico che commette crimini immorali contro l’umanità. Crediamo nella vittoria dell’esercito ucraino”.

Infine l’ultimo desiderio prima di salutarci. “Sogniamo di tornare in Ucraina e abbracciare i nostri parenti per poi ricostruire le nostre città e la nostra economia”. A presto Viktoria e buona corsa.