Toscana

Aggressioni liceo Michelangelo. Qualcuno dica grazie alla prof che ha fatto il suo dovere anche davanti alla violenza

Una sorpresa? Qualcuno ha osato definirla così. Noi non ci stiamo perché non può essere una sorpresa la violenza che da più parti viene denunciata da anni, quella che è oggi anche un problema educativo, come hanno richiamato nuovamente nei giorni scorsi il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e lo stesso arcivescovo di Firenze, il cardinale Giuseppe Betori. Quanto successo davanti a un liceo fiorentino, il pestaggio di uno studente preso a calci, non può e non deve lasciare indifferenti.

Purtroppo, come sempre in questo nostro Paese, tutto è condizionato solo dall’ideologia di una politica che cerca di rifarsi al passato ma senza i valori di allora. Da sinistra tutti hanno commentato il silenzio del Governo e della premier Giorgia Meloni ma poco hanno indagato per capire l’origine di tutto. Poi le polemiche si sono spostate sulle dichiarazioni, quanto meno improvvide, del ministro della Pubblica istruzione Valditara, che se l’è presa con la preside di un altro liceo fiorentino, colpevole di aver inviato una lettera in difesa della Costituzione ai propri studenti. Forse è vero che quella lettera avrebbe dovuto scriverla la preside del Michelangelo che, invece, se l’è cavata con una frase poco comprensibile: «Non è successo niente a scuola ma davanti alla scuola». Una neo «Ponzio Pilato»?

Pochi, invece, hanno sottolineato il silenzio e gli sguardi di tanti studenti che erano sui marciapiedi e che hanno assistito a quanto avveniva senza sentire il bisogno di intervenire, di dividere i contendenti, magari impegnati a fare un video per poter poi dire io ero lì. L’unica voce che si è levata è stata quella di una professoressa che da sola ha cercato di bloccare quanti sono apparsi preparati a una vera spedizione punitiva, altra cosa troppo poco analizzata. E allora, siccome noi siamo convinti che il problema sia davvero educativo, un compito a cui tutti siamo chiamati, da queste pagine proponiamo che qualcuno pensi a quella professoressa, che lei venga premiata per il suo gesto, per la forza e il coraggio che ha dimostrato. Che sia la scuola, il sindaco o lo stesso presidente Mattarella. Qualcuno però pensi a lei e a quei professori che hanno la forza di insegnare ai loro studenti che la violenza, fisica o verbale che sia, non porta da nessuna parte.