Toscana

Ambiente. La Toscana è un bosco. Rossi: servono 150 operai forestali in più

Questo immenso manto verde che ricopre gran parte di colline e montagne toscane è decisivo per la vita di tutti: per questo la Regione Toscana ha deciso anche quest’anno di studiarlo con cura. Il RAF, che sta per Rapporto sullo stato delle foreste in Toscana è stato presentato oggi a Firenze, presso la presidenza della Regione, alla presenza del presidente Enrico Rossi e dell’assessore all’agricoltura e foreste Marco Remaschi.

Il documento (160 pagine), i cui dati si riferiscono al 2016, è una dettagliata fotografia dell’intero sistema forestale colto nelle sue caratteristiche, nelle attività che vi si realizzano, nelle normative che lo regolano: dopo un inquadramento generale delle aree boscate nella regione, si approfondiscono gli aspetti legati alla gestione, al clima, alla lotta agli incendi boschivi, alle imprese e al lavoro nel bosco, al rapporto tra bosco ambiente e società.

La superficie forestale. Lo scatto del RAF Toscana mostra innanzitutto come la superficie complessiva dei boschi toscani tenda lievemente ad aumentare (+ 53.000 ettari negli ultimi 5 anni) per effetto sia di un miglior dettaglio nella rilevazione sia per l’abbandono di alcune parti della nostre montagne. Attualmente la superficie complessiva, supera quota 1 milione e 200.000 ettari, pari al 53,4% del territorio toscano.

In termini di valore assoluto la provincia con più superficie a bosco è Firenze (oltre 180.000 ettari) seguita da Arezzo (179.000) e Grosseto (178.000). Se invece si considera il rapporto tra bosco e superficie totale la provincia più boscata è Massa Carrara, con il 78% del territorio coperto da boschi, seguita da Lucca, 68,1 e Pistoia (61,1).

I boschi toscani sono formati prevalentemente da piante di quercia, castagno e carpino (73%) seguiti da leccete e sugherete (12,8) e da faggete (8,9%).

Gran parte dei nostri boschi (oltre l’80%) è di proprietà privata, il 13,8 di proprietà pubblica, mentre un 6% risulta non classificato.

Le attività del bosco. Nel rapporto si insiste fortemente sul concetto di multifunzionalità. Sono infatti numerose le attività che vengono svolte nelle nostre foreste: le operazioni colturali di taglio alimentano una filiera, quella del legno che, considerandone tutti i possibili utilizzi, interessa 13.000 aziende e 40.000 addetti. E’ in fase di rafforzamento anche l’utilizzo di questo materiale per usi energetici, e da non sottovalutare è l’importanza socio-economica della raccolta dei prodotti del sottobosco ed in particolare di marroni e castagne, di funghi e tartufi.

Rossi: servono 150 operai forestali in più. «Abbiamo 350 operai forestali in Toscana. Dobbiamo capire con l’ente Terre e i Comuni come possiamo aumentarne il numero a 500, che secondo alcune considerazioni dei tecnici sarebbe una dotazione abbastanza ottimale». Lo spiega il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, al termine del convegno sulla presentazione di un rapporto sulle foreste. Nei boschi toscani ogni anno vengono riversati 37-40 milioni, dei quali 16-17 provenienti direttamente dalla Regione, mentre gli altri 23 sono legati ai fondi europei. L’ambito è quello del settennato dei fondi europei 2013-2020.

L’attenzione della Giunta regionale è dettata dall’assoluta rilevanza della superficie coperta da boschi in Toscana: 1,2 milioni di ettari. Un settore per la cui tutela la Regione intende aumentare i propri sforzi. «Quello che colpisce è che gran parte delle risorse vengono spese in prevenzione, 90 milioni, per interventi di ripristino conseguenti a danno, 28 milioni, molti meno invece per la valorizzazione economica della filiera del legno», prosegue il ragionamento Rossi. La spiegazione di questa diseconomia è intuitiva: «Se la montagna non viene valorizzata in modo adeguato, cala l’occupazione pure nel pubblico, anche se c’é qualche bando encomiabile, diventa necessario spendere sempre di più in prevenzione – è la conclusione del governatore -, è un cane che si morde la coda».

Un circolo vizioso che vede da una parte una diminuzione dei posti di lavoro e dall’altra un incremento del fabbisogno di denaro da investire per colmare le lacune nella corretta manutenzione dei monti. Una strategia per uscire da questa condizione vulnerabile passa, ad avviso di Rossi, dall’elaborazione di una sorta di «piano strutturale per discutere come spendere gli stanziamenti e se aumentarli».

Magari anticipando i fondi europei, replicando la scelta adottata per il settennato 2013-2020 e puntando, in questa maniera, su un contributo imprescindibile delle imprese e del settore privato. Del resto, i numeri sono incontrovertibili: in Toscana il 90% del patrimonio boschivo appartiene a privati, soltanto il 10% è di proprietà pubblica. «Abbiamo intenzione di chiedere ad Irpet l’elenco delle aziende più dinamiche- rivela Rossi ai giornalisti-. Vogliamo arrivare a una svolta come nell’industria e nel manifatturiero, aiutando le imprese che sono già dinamiche in modo che la filiera cresca su se stessa, sulle buone pratiche». Questo, assicura, «farebbe aumentare il fatturato e l’occupazione. E con un loro sviluppo ci sarebbe la possibilità di trascinare anche le altre imprese e il resto del territorio».