Toscana

Anche un toscano tra i feriti a Kabul

C’è un toscano, il caporal maggiore scelto Massimiliano Clementini, 27 anni, originario di Firenze e residente a Prato, tra i quattro alpini feriti nell’attentato del 5 maggio a Kabul contro un convoglio del contingente Isaf in Afghanistam. Le sue condizioni sono serie anche se non è in pericolo di vita; ha avuto la frattura della mandibola e un trauma cranico. E toscano di origine era anche uno dei due alpini morti, il maresciallo Luca Polsinelli, 29 anni, nativo di Orbetello (Gr), dove aveva vissuto fino all’età delle scuole elementari, fino a quando cioé la famiglia si è trasferita a Sora (Frosinone) per seguire il padre Emilio, carabiniere per alcuni anni in servizio tra Montiano e, appunto, Orbetello. La famiglia Polsinelli ha lasciato un ottimo ricordo ad Orbetello tra i colleghi e gli amici e tutto il paese è rimasto profondamente colpito dalla tragica notizia arrivata da Kabul. Polsinelli era attualmente in servizio al 9/o Reggimento Alpini dell’Aquila.

L’altro militare italiano ucciso è il tenente dell’Esercito Manuel Fiorito, 27 anni, in forza al 2/o Reggimento alpini di Cuneo, nato e residente a Verona. I feriti, oltre al pratese Clementini, sono: il caporal maggiore scelto Emanuele Rivano, 25 anni, originario di Ivrea e residente a Mazzé (Torino), il caporal maggiore scelto Salvatore Giarracca, 26 anni, nato a Comiso e residente a Catania e il primo caporal maggiore Salvatore Mastromauro, 30 anni, nato e residente a Corato (Bari). Quest’ultimo ha riportato una frattura lombare, mentre gli altri due hanno riportato ferite lievi. Anche loro sono tutti effettivi al secondo reggimento alpini di Cuneo. Quasi tutti erano arrivati in Afghanistan da poco tempo.

“Dolore e sgomento dopo l’ennesimo attentato che ha colpito il contingente italiano in missione in Afghanistan e che ha causato la morte di due alpini ed il ferimento di altri quattro” è stato espresso dal presidente della giunta regionale toscana Claudio Martini. Martini si è detto “profondamente colpito per l’ennesimo episodio che vede coinvolti i nostri militari. A pochi giorni dall’ episodio di Nassiryia un altro grave lutto colpisce il nostro paese. Voglio esprimere alle famiglie di questi sfortunati ragazzi il cordoglio mio e di tutta la giunta regionale della Toscana”.

L’attentatoL’esplosione è avvenuta alle 16:20, le 13:50 in Italia di venerdì 5 maggio. Dodici militari italiani a bordo di due veicoli blindati “Puma” stavano pattugliando la zona della Musay valley, a una quarantina di chilometri a sud-est di Kabul, quando un’esplosione ha investito in pieno il primo blindato: tutti e 6 gli occupanti sono rimasti feriti, due in modo gravissimo. I soccorsi sono scattati “prontamente”, dicono al comando italiano. Due elicotteri, un CH-47 dell’Esercito e un AB 212 dell’Aeronautica sono stati inviati sul posto. Gli alpini coinvolti nell’attentato sono stati trasportati all’ospedale da campo tedesco di Kabul, dove due di loro sono deceduti poco dopo. Sembra che l’ordigno esplosivo sia stato un “Ied”, come già era successo a Nassiriya pochi giorni fa, un ordigno artigianale, ma dalla potenza devastante, probabilmente azionato con un comando a distanza. L’attentato sembra esser stato attentamente pianificato, dal momento che altri ordigni sono stati recuperati dagli artificieri proprio in quella zona: si tratterebbe di altri 3 “Ied” dello stesso tipo di quello usato per l’attentato, pronti ad esplodere. Nel 2006 c’è stata una recrudescenza nell’uso di “Ied”: da gennaio hanno ucciso 20 militari della Coalizione; in tutto il 2006 erano stati 21. Al comando di Italfor, comunque, spiegano: “Non c’era alcuna minaccia diretta nei confronti degli italiani. Non c’erano segnali specifici e dunque non c’é stato né un incremento né una flessione nelle misure di sicurezza. Ma una cosa è certa: l’ attenzione è sempre stata massima”. Le indaginiQuattro persone sono state arrestate dalla polizia afghana, a quanto pare tutti esponenti dei Taleban: tra questi, secondo quanto si è saputo da fonti locali, anche un uomo ritenuto il probabile esecutore materiale. Tra le ipotesi quella di terroristi legati ad Al Qaida. Proprio nei giorni scorsi Gulbuddin Hekmatyar, l’ex signore della guerra afgano, con un messaggio trasmesso al Jazira aveva dichiarato di porsi sotto la guida di Osama Bin Laden e Ayman al Zawahiri. Però potrebbe esserci anche una pista molto più locale. Le bombe potrebbero essere infatti una ritorsione per l’arresto, il 30 aprile scorso, di un importante capo taleban il mullah Ezath, ritenuto responsabile, con la sua milizia, di una serie di attacchi alle forze della coalizione. La sua roccaforte sarebbe proprio nell’area di Musay, dove sono stati colpiti gli italiani. Il nostro contingenteAd oggi sono circa 1.400 i militari italiani presenti in Afghanistan, poco piu’ di un migliaio a Kabul per la missione Isaf (International security assistence force) e circa 370 a Herat, dove ha sede il Prt (Provincial reconstruction team) italiano. La guida della missione Isaf – 9mila uomini di 36 paesi che hanno il compito di assistere le autorità afghane nel mantenimento della sicurezza a Kabul e nelle aree limitrofe – è a rotazione tra i paesi partecipanti e proprio il giorno prima dell’attentato l’Italia, con il generale Mauro Del Vecchio, ha lasciato dopo nove mesi il comando.

Nel contingente italiano attualmente presenta a Kabul c’è anche un nucleo di polizia militare ed un plotone di carabinieri di circa 30 militari. Quanto al Prt di Herat, sono circa 370 i soldati italiani. Il Provincial reconstuction team è una struttura mista, composta da unita’ militari e civili, con il compito di concorrere al processo di espansione della Nato in Afghanistan, assicurando il supporto alle attività di ricostruzione condotte dalle organizzazioni nazionali e internazionali operanti nella regione.

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Il sito dell’Esercito Italiano con i dati sulla missione Isaf