Toscana

Artigianato in affanno

di Ennio Cicali

Ottimisti, nonostante tutto, gli artigiani toscani sperano nella ripresa. La fase recessiva che ha attraversato l’intera economia, sia nazionale che internazionale, ha pesantemente inciso negativamente sui risultati del 2002 condizionati dalla crisi del manifatturiero in generale e della moda in particolare, con un fatturato in calo. Unici dati positivi: la vivace propensione all’investimento e la tenuta dell’occupazione. Ciò non toglie che gli imprenditori toscani continuino a confidare in una ripresa già a partire dai primi sei mesi di quest’anno. È loro opinione che il 2003 dovrebbe rappresentare il momento di svolta dell’attuale fase congiunturale.

I dati sono emersi dal rapporto dell’Osservatorio regionale toscano sull’artigianato presentato, tra gli altri, dall’assessore regionale alle attività produttive Ambrogio Brenna, il presidente di Unioncamere Toscana Pierfrancesco Pacini, il presidente di Cna Toscana Marco Baldi e il rappresentante di Confartigianato Toscana Claudio Caponi.I servizi hanno registrato anche nel 2002 perdite di fatturato senza mai aver conosciuto negli ultimi anni una fase di autentica ripresa; i più colpiti sono i servizi alla persona e alle imprese. Il sistema moda resta il settore più colpito, soprattutto nella maglieria e nel tessile. Andamento molto negativo anche per tutto il comparto della metalmeccanica, con l’eccezione della cantieristica. In positivo anche il settore lapideo e alimentare. E’ rallentata la crescita del comparto edile con la sola eccezione dell’impiantistica. Dati particolarmente negativi riguardano i settori vetrario, orafo e della ceramica. A questi risultati si aggiunge inoltre il fenomeno di una diffusa insolvenza da parte delle imprese che hanno goduto di accesso al credito.

Le microimprese, quelle con un numero di addetti da 1 a 3, continuano a confermarsi come le più vulnerabili, anche se ora appaiono in crisi più di altre le aziende con oltre nove addetti. Questo potrebbe significare che l’impresa più grande non è più adeguatamente ripagata da una maggiore capacità di competere in modo efficace, soprattutto a livello internazionale.

La recessione colpisce tutte le aree del territorio regionale: prosegue la crisi dell’area pratese, con la riduzione del fatturato e una marcata diminuzione dell’occupazione, ma molto colpite sono anche quella fiorentina, pisana e aretina. Grosseto, Lucca e Massa Carrara sono le province che tengono meglio. L’economia distrettuale continua ad attraversare una fase critica poiché basata su settori manifatturieri molto penalizzati in questa fase congiunturale. Critica appare la situazione, oltre che del distretto tessile di Prato, anche di quelli calzaturieri, della pelle e del cuoio (Castelfiorentino, Santa Croce sull’Arno, Valdarno e Valdinievole). Sono in difficoltà le imprese dell’area pistoiese, sempre a causa della crisi del sistema della moda, con segnali di cedimento anche nell’area empolese. Perdite rilevanti di fatturato per le imprese livornesi, soprattutto nella metalmeccanica e nei servizi, e per quelle senesi dei servizi.

L’occupazione è cresciuta in modo significativo a fine 2002. Tuttavia tale crescita è caratterizzata da alcuni aspetti non proprio positivi: l’incremento degli addetti è squilibrato tra i vari settori, dal momento che avviene solo nell’edilizia e nei servizi, mentre diminuisce nel manifatturiero. Torna a crescere la propensione agli investimenti degli imprenditori artigiani, un segnale concreto di fiducia nella ripresa, rimandata al 2003 in forma debole ed in modo più’consistente al 2004. Il settore dove è atteso il più marcato recupero è quello metalmeccanico.

Congiuntura 2002: cosa ne pensano i protagonistiLa crisi «è forte – ha commentato l’assessore regionale Ambrogio Brenna a proposito del rapporto sull’artigianato toscano – ma registriamo una tenuta dell’occupazione e una buona propensione all’investimento delle imprese per riprendere slancio in fase di ripresa economica».

Sulla necessità di potenziare le infrastrutture per rilanciare il ciclo economico, punta il presidente di Unioncamere Toscana Pierfrancesco Pacini: «Un ruolo significativo – osserva – potrà derivare dalla realizzazione del piano di investimenti infrastrutturali programmato dalla Regione, per gli effetti di reddito (diretti, indiretti, indotti), che questi sono in grado di generare».

Per Confartigianato Imprese Toscana il presidente Stefano Acerbi chiede misure di sostegno per tutelare il made in Italy e combattere contraffazioni e dumping sociale. In particolare chiede la dichiarazione dello stato di crisi del settore e politiche industriali di rilancio e valorizzazione.«Di fronte a una situazione che continua a registrare difficoltà – afferma Marco Baldi, presidente Cna Toscana – occorre un impegno maggiore da parte di tutti, pubblici e privati, per avviare azioni per sviluppare e rafforzare la struttura imprenditoriale delle aziende artigiane».

Nonostante la diminuzione dei fatturati, l’occupazione cala di poco. A osservarlo è Emanuele Berretti, a nome di Cgil, Cisl e Uil toscane. «Molte sono le ragioni di questo fenomeno – è il commento unitario delle tre organizzazioni confederali – un aumento consistente dell’uso degli ammortizzatori sociali, il permanere di una fascia di economie (che va dal grigio al nero), la sostituzione di parte dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato con contratti a causa mista e rapporti di collaborazione. Occorre più attenzione alla formazione, per consolidare ed estendere il patrimonio professionale dei lavoratori».