Toscana

BALCANI, RIESPLODE LA VIOLENZA TRA ALBANESI E SERBI CON DECINE DI MORTI

Una giornata di violenza e di guerra civile è riesplosa ieri nel Kosovo, con il triste bilancio – ancora purtroppo provvisorio – di 22 morti, tra i quali un militare francese della forza di pace della Kfor e con chiese, monasteri e moschee in fiamme. Ad innescare le violenze la morte di di tre bambini albanesi di Mitrovica, che per sfuggire a tre coetanei serbi che aizzavano contro di loro un cane si sono gettati nel fiume Iber. Un quarto bambino, riuscito a salvarsi dal fiume, ha raccontato l’accaduto indicando subito la responsabilità dei serbi. Una folla di kosovari albanesi è riuscita a superare il cordone dei militari della forza di pace aggredendo i serbi. La notizia ha fatto in breve il giro del paese, scatenando in varie località altre violenze. Anche stamani vengono segnalati scontri tra albanesi e serbi nella cittadina di Obiliq, non distante da Pristina. Dove, nella notte, gli albanesi hanno assediato un quartiere abitato da serbi, e poi hanno bruciato numerosi mezzi della polizia Onu.

Diversi poliziotti sono stati feriti a Belgrado, dove manifestazioni di protesta contro gli albanesi e la violenza nei confronti dei serbi in Kosovo sono sfociate in pesanti scontri, con almeno due moschee incendiate. I circa 10.000 manifestanti, riunitisi davanti all’edificio del governo serbo, hanno scandito slogan come «Noi andiamo in Kosovo!» e «Alzati, o Serbia!». Un’altra moschea è stata data alle fiamme a Nis, nel sudest della Serbia, da circa 2.000 persone.

Tutto ciò mentre chiese e monasteri ortodossi serbi, per lo più gioielli dell’architettura medioevale, venivano incendiati in Kosovo. Sono andati in fiamme tutti gli edifici religiosi serbi di Prizren (sudovest), fra cui l’antico monastero di sant’Arcangelo, e bombe a mano sono state lanciate contro il monastero di Vikosi Decani (ovest). Sono stati distrutti anche una decina di luoghi sacri ortodossi nel Kosovo centrale.

Ad accrescere ulteriormente il senso della gravità dell’ondata di violenza, il personale dell’Onu ha lasciato ieri sera, per motivi di sicurezza, il quartier generale della missione Unmik a Pristina, ed è stato accompagnato sotto scorta alle rispettive abitazioni.