Toscana

Caritas Pisa, nel 2017 oltre 1500 persone ai Centri di ascolto. Povertà sempre più «cronica»

La mancanza di lavoro, il 62,8% è senza occupazione. Il dramma rimane la mancanza di lavoro. Circa il 62,8%, infatti, non ce l’ha ma vi è anche una quota corrispondente al 16% del totale che, invece, pure avendo un’occupazione, ha comunque bisogno di rivolgersi alla Caritas per soddisfare le necessità fondamentali della propria famiglia. Si tratta di persone impiegate in professioni di basso profilo retributivo e spesso precarie: lavoratrici di cura soprattutto ma anche addetti alle pulizie e, più raramente, operaie.

Tra gli immigrati la proporzione dei senza lavoro sale ulteriormente arrivando fino al 64,8% mentre scende al 59,1% per gli italiani fra i quali, invece, i pensionati sono ben il 12%.

Emergenza casa, una persona su cinque In condizione di marginalità abitativa. L’altro problema si chiama casa. Coloro che vivono in una condizione marginalità abitativa, infatti, sono pari a un quinto (20%) del totale. Si tratta di 311 persone che o sono proprio senza dimora o vivono in ruderi, case inagibili occupate, camper, roulotte e baracche.  

Crescono le famiglie povere: +45,4% in un anno. E’ sempre più familiare la dimensione della povertà incontrata dalla Caritas di Pisa. Coloro che vivono in famiglia, infatti, sono pari al 45,4%di tutte le persone che nel 2017 hanno bussato alla porta di un Centro d’Ascolto, corrispondenti a 522 persone, ben il 34,9% in più rispetto alle 322 del 2016.

Tale variazione riguarda in modo particolare la componente immigrata: gli uomini stranieri che vivono in famiglia, infatti, in dodici mesi sono passati dal 24,5 al 33,5%; le donne dal 49,0 al 59,7%.

Povertà croniche: il 29,7% delle persone incontrate è seguita da almeno sei anni. Conseguentemente le povertà rischiano di cronicizzarsi. Quasi un terzo (29,7%) delle persone che si sono rivolte ad un centro Caritas nel 2017, infatti, è conosciuto e seguito da almeno sei anni e per la prima volta anche a Pisa, analogamente a quanto accade a livello regionale, l’incidenza è superiore (sia pure di pochissimo) a quella dei c.d. «nuovi poveri» (29,1%), ossia di coloro che si sono rivolti ad centro d’ascolto per la prima volta l’anno scorso.

Immigrati ai centri d’ascolto Caritas, due su tre Sono in Italia da almeno nove anni. La comunità più numerosa è quella del Marocco (146 persone, pari al 14,5% del totale), seguita dalla Romania (124; 12,3%) e dall’Albania (72; 7,2%). In generale, in gran parte si tratta di persone che vivono in Italia da molti anni: circa due terzi di essi (65,5%) è arrivato nel nostro Paese da almeno nove anni mentre coloro che vi sono giunti per la prima volta nel 2017 sono stati appena il 2,4%, pari a18 persone. «Non si tratta dunque di nuovi arrivi, collegati ai flussi di richiedenti asilo – spiegano i ricercatori della Caritas – ma di persone che vivono nel territorio da molto tempo e che o non sono ancora riusciti a liberarsi da una condizione di difficoltà e bisogno oppure vi sono ripiombati in conseguenza della crisi».

La graduatoria delle comunità straniere che si sono rivolte ai centri Caritas nel 2017 è completata da Macedonia (71; 7,1%), Filippine (69; 6,9%), Ucraina (55, 5,5%), Tunisia (54, 5,4%) e Georgia (32; 3,2%).

Mense Caritas, 34.552 pasti distribuiti in un anno. Ci sono quelle diurne del Cottolengo e di San Francesco, quella serale e invernale di Santo Stefano Extra Moenia e quella estiva di Mezzana. Tutte insieme prendono il nome di «sistema mense della solidarietà» e nel 2017 hanno distribuito ben 34.552 pasti a 723 persone diverse. I pacchi spesa distribuiti, invece, sono stati 2.219 mentre le docce fatte al servizio ad hoc di via delle Sette Volte sono state 2.294 e ne hanno beneficiato 184 persone.

Microcredito, fra il 2014 e il 2017 finanziati interventi per quasi mezzo milione di euro. Quasi mezzo milione di interventi finanziati con i progetti di microcredito in quattro anni. E’ pari a 475.106 mila euro, infatti, il totale erogato dalla tre linee di microcredito gestite dalla Caritas Diocesana di Pisa («Prestito Sociale» della Regione Toscana, Prestito della Speranza della Cei e convenzione con la Banca di Lajatico) fra il 2014 e il 2017, quasi 140mila dei quali sono negli ultimi dodici mesi. Complessivamente i finanziamenti sono stati 183 ed hanno coperto spese per indebitamento e utenze ma anche interventi finalizzati a favorire l’autonomia (acquisto e riparazione mezzi di trasporto, pagamento assicurazione degli stessi, etc) ed emergenze e imprevisti (dalle cure dentistiche all’acquisto di una caldaia).

Il 41,9% di essi è già stato restituito. Si tratta di 146.573,08 euro che sono stati reimmessi nel circuito destinandoli a finanziare nuovi interventi di microcredito.

Cittadella della solidarietà, 1.681 persone seguite: + 23,5% in un anno. 495 tessere, 477 delle quali riferite a nuclei familiari per un totale di 1.681 persone. Sono i numeri riferite alle famiglie seguite dalla Cittadella della Solidarietà, l’Emporio di generi alimentari del Cep voluto dall’arcivescovo Giovanni Paolo Benotto in occasione dell’850esimo anniversario dalla morte di San Ranieri e gestito dalla Caritas Diocesana in collaborazione con la cooperativa sociale «Il Simbolo». Dati in netta crescita se è vero che nel 2017 le tessere sono aumentate di quasi un quarto (+23,5%) rispetto all’anno precedente. Un incremento considerevole dettato, in parte, da ragioni organizzative (dal 2017, infatti, risultano intestatari di una tessera anche i cinquanta nuclei familiari che, fino al 2016, ricevevano pacchi alimentari dal Centro d’Ascolto della Valdiserchio), ma in parte dovuto ad un vero e proprio aumento delle persone seguite dall’Emporio: «Se anche escludiamo le tessere collegate al Cd’A della Valdiserchio, infatti – spiegano i ricercatori della Caritas – si assiste, comunque, ad un incremento dell11%».

Complessivamente nel 2017 sono stati distribuiti 143.646 chili di generi alimentari per un valore economico di 655.740 euro.

Sostegno al welfare locale, dalla Caritas servizi per quasi un milione di euro rivolti ai più poveri. Quasi un milione di euro in servizi per le persone più in difficoltà della Diocesi. E’ il contributo offerto dalla Caritas Diocesana al sistema di welfare locale e finanziato interamente con risorse non pubbliche. Nel 2017 la stima del valore economico dei servizi erogati dai centri Caritas è di 976.874 euro, in leggera crescita (+3,5%) rispetto ai 943.287 del 2016. Il contributo più rilevante arriva dalla Cittadella (656mila euro). Seguono le mense (165mila), i pacchi spesa (78mila), il microcredito (62mila) e le docce (16mila).

Emergenza povertà minorile: un terzo delle persone seguite dalla cittadella ha meno di 18 anni, + 27,1% in un anno. Sono 599 i minori che vivono nelle famiglie seguite dalla Cittadella della Solidarietà, corrispondenti a circa un terzo (33,2%) delle 1.681 persone sostenute dall’Emporio del Cep. E nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di bambini dato che 185 di essi ha meno di cinque anni e 184 fra 6 e 10. L’emergenza della povertà minorile, dunque, riguarda anche Pisa: il Rapporto Caritas lo evidenzia ormai da tre anni e nel 2017 il campanello d’allarme risuona, se possibile, in modo ancora più marcato: gli «under 18» seguiti dalla Cittadella, infatti, sono aumentati del 27,1% rispetto al 2016.

Povertà, la maggioranza vive a Cisanello e dintorni. Sono 967 le persone residenti a Pisa incontrate dalla Caritas nel 2017. Oltre un quarto di essi (28,9%) vive nel territorio del Ctp 5 che va da Pratale a Cisanello passando per Don Bosco, Porta a Piagge, San Biagio e Pisanova e che è anche il più popoloso della città (vi abita circa un pisano su quattro). L’Indice di Povertà Caritas, dato dal rapporto fra le persone che si sono rivolte ad un centro Caritas nel 2017 e la popolazione residente in ciascun Ctp, però, racconta una geografia della povertà un po’ diversa. Il territorio con l’incidenza più elevata è quello del Ctp 3 (Putignano, Riglione, Oratoio, Coltano, Le Rene, Ospedaletto e Sant’Ermete): qui, infatti, sono seguiti dalla Caritas 16,5 persone ogni mille residenti, un valore più che doppio rispetto a quello del Ctp 6, (7,49 per mille) che copre quartieri popolari come Gagno e I Passi ma anche zone della città mediamente più agiate quali Porta a Lucca, San Francesco e Santa Maria, ma pure del Ctp 4 (8,16 per mille) che si estende su una delle aree più critiche della città dal punto di vista dei fenomeni di marginalità sociale come la Stazione e le aree limitrofe. Nel Ctp 2, invece, l’indice si ferma al 10,75 per mille e nel Ctp 5 all’11,84 per mille.

Immigrazione: è straniero il 14% dei residenti. Nel ctp 4 sale al 20,2%. Gli stranieri residenti a Pisa sono 12.857, pari al  14% della popolazione complessiva, un’incidenza doppia rispetto alla media nazionale (8,3%) e significativamente superiore a quella regionale (10,7%) ma inferiore a Pontedera (15,0%) e Santa Croce sull’Arno (23,4%).

Il dato è la conseguenza di una distribuzione sul territorio comunale tutt’altro che omogenea: quasi i tre quarti degli immigrati, infatti, vivono nei Ctp 4, 5 e 6, ossia in quelli corrispondenti al centro storico e ai quartieri nord-orientali. 

Il territorio con l’incidenza più elevata, però, è quello del Ctp 4, non a caso quello che copre anche il quartiere della Stazione e aree limitrofe: qui, infatti, è straniero circa un residenti su cinque (20,2%).

Immigrazione a Pisa, il caso dei macedoni: quasi la metà è minorenne. In generale la comunità più numerosa è quella filippina (1.542 persone, pari al 12,0% del totale). Seguono la Romania (1.473; 11.5%), l’Albania (1.472; 11,4%), il Bangladesh (846; 6,6%) e il Senegal (669; 5,2%).

Le comunità originarie del sud-asiatico prevalgono nei quartieri più centrali (le Filippine sono la prima nel Ctp 4 con il 21,4% di tutti gli stranieri residenti e il Bangladesh è la prima nel Ctp 6 con il 15,1%) mentre quelle originarie dell’area balcanica prevalgono sul Litorale e nei quartieri meno centrali. 

Del tutto peculiare il caso della Macedonia: è la comunità straniera più numerosa del Ctp 2 (21,3%) e si caratterizza per un’elevatissima presenza di minori :il 43,1%, infatti, ha meno di 18 anni e oltre la metà di essi (56,9%) ne ha meno di dodici.

Reddito d’inclusione, nella zona pisana 480 beneficiari. Sono 480 i beneficiari del Reddito d’Inclusione residenti nei comuni della Zona Pisana, pari al 6,4% del totale regionale. In Versilia, invece, coloro che hanno già avuto accesso alla prima misura strutturale di contrasto alla povertà sono stati 420 (5,6%), in Alta Val di Cecina-Valdera 266 (3,5%) e in Valle del Serchio 121 (1,6%).

L’arcivescovo Benotto: «Nelle comunità precarie cresce il rifiuto irrazionale verso chi ha più bisogno di accoglienza». «E’ quanto mai indicativo che in una cultura dell’individualità portata all’esasperazione, in cui l’individuo viene assolutizzato in maniera abnorme e diventa sempre più il parametro per scelte sociali, politiche, legislative ed economiche, alla fine si rileva che alla base del disagio che la nostra società sta vivendo e che si dimostra sempre più soggetta a esplosioni incontrollate, c’è la precarietà delle relazioni comunitarie, la perdita del senso di appartenenza e il rifiuto, spesso irrazionale, nei confronti di chi avrebbe più bisogno di accoglienza e solidarietà». Così l’arcivescovo di Pisa Giovanni Paolo Benotto nell’introduzione al Rapporto 2018 sulle Povertà della Caritas di Pisa, presentato lo scorso 21 dicembre. «Il bisogno di unità e di incontro, privato dei valori fondanti di riferimento, rischia di scadere in forme aggregative capaci solo di rivendicazioni individualiste e magari anche violente – prosegue – senza essere in grado di cercare davvero ciò che è necessario a tutti nell’ottica del bene comune». Quindi l’auspicio: «Che questo rapporto aiuti tutti coloro che hanno a cuore il bene comune e la salvaguardia e la crescita della dignità di ogni persona umana, a mettersi in gioco, lavorando soprattutto sul piano educativo e formativo, perché non soltanto nelle scelte della comunità ecclesiale, ma anche nelle scelte che istituzionalmente deve fare la comunità civile, si tenga conto del bisogno di dare nuova consistenza alle nostre comunità perché termini come condivisione, inclusione, solidarietà e sussidiarietà non siano soltanto parole da vocabolario bensì atteggiamenti e scelte di vita».

Il direttore della Caritas don Morelli: «Prima chi ha più bisogno». «Da quando in qua la generosità verso qualcuno in difficoltà si esprime togliendo l’aiuto a qualcun altro? Si è più o meno meritevoli di aiuto in base alla razza, al passaporto, al Paese di origine e al colore delle pelle?». Se lo domanda il direttore della Caritas diocesana don Emanuele Morelli nell’introduzione al Rapporto 2018 sulle povertà per sottolineare come «l’individualismo esasperato, per cui il «mio» sembra aver preso il posto del nostro», sembra che abbia reso impossibile coltivare sogni condivisi, una visione di uomo e di società nella quale ci sia posto per tutti e si riparta dagli ultimi». Segnali inquietanti per il direttore della Caritas che sottolinea anche «la presenza di segnali inequivocabili di xenofobia e razzismo, anche nei nostri territori, che sono evidenziati dallo slogan «prima gli italiani» che sconferma alla radice la prospettiva evangelica del «prima chi ha più bisogno».