Toscana

Coronavirus, indagine di Ars su popolazione straniera positiva al virus in Toscana

“I dati riferiti alla nostra regione sembrano confermare che la giovane età e la mancanza di comorbidità dei cittadini stranieri rappresentano fattori protettivi nei confronti dell’infezione da SARS-CoV-2, nonostante questi lavorino in ambienti particolarmente attaccati dal virus, come le Rsa e gli ospedali”. Lo afferma Fabio Voller, coordinatore dell’Osservatorio di epidemiologia di Ars Toscana, nel commentare i dati emersi dallo studio condotto dall’Agenzia regionale di sanità.

Dalla ricerca emerge che alla data del 27 aprile 2020, delle 8.017 infezioni da SARS-CoV–2, 6.781 sono a carico di cittadini italiani (84,6%) mentre 347 interessano stranieri (4,3%). Per 889 persone (11,1%) la cittadinanza risulta invece mancante. In linea con quanto osservato fra gli italiani, il rapporto di genere maschio/femmina vede le donne più coinvolte dall’infezione ma, a differenza di queste ultime, le straniere risultano in percentuale maggiore (straniere: 60,5%; italiane: 53,1%).

I Paesi di provenienza riflettono le etnie che maggiormente risiedono sul nostro territorio, ad eccezione di quella cinese. I dati mostrano infatti ben 64 nazionalità presenti nella casistica toscana: il 18,4% dei casi Covid positivi provengono dall’Albania, il 15,3% dalla Romania, il 14,1% dal Perù, il 5,5% dalle Filippine e il 3,7% dal Brasile, India e Marocco. Solo 11 i casi che sono riconducibili a Paesi con un sistema economico sviluppato. Fra i cittadini cinesi (che ricordiamo rappresentano il 13% dei residenti stranieri in Toscana) è stato registrato soltanto 1 caso. Quest’ultima informazione risulta oltremodo interessante, alla luce del fatto che la città di Prato ospita una delle più grandi comunità cinesi d’Europa e che, dato l’esordio dell’infezione, sembrava destinata a diventare un epicentro del virus.

Venendo alla composizione socio anagrafica della popolazione straniera positiva per Covid, l’età media è di 45,9 anni (italiani: 60,9 anni) con soltanto il 4,2% delle infezioni registrate fra gli over 70 (italiani: 36% hanno più di 70 anni). Fra le possibili spiegazioni, la giovane età della popolazione straniera residente. Trattandosi di persone giovani, non stupisce nemmeno la presenza di un minor numero di comorbidità che interessano soltanto il 18,2% degli stranieri (italiani: 32,4%).

Per quanto riguarda l’indice di letalità, lo studio ci dice che rispetto agli italiani, è molto più basso (1,7% vs. 8%) con valori che, in linea con l’andamento italiano, risultano più elevati nel genere maschile (maschi: 2,9%; femmine: 1%). L’età mediana delle persone decedute è di 77 anni (italiani: 83 anni). Per quanto riguarda le comorbidità, soltanto 2 delle persone decedute presentavano almeno una patologia cronica concomitante (stranieri: 33,3%; italiani: 68,3%).

Infine in merito al quadro clinico, gli stranieri positivi in condizioni meno gravi, ovvero gli asintomatici, i pauci-sintomatici e i pazienti con sintomatologia lieve, rappresentano l’84,7% del totale (italiani: 78%), il 14,1% sono coloro che si trovano in uno stato clinico severo (italiani: 18,5%) mentre l’1,2% è in condizioni critiche (italiani: 3,5%). La giovane età di questa popolazione e le migliori condizioni di salute, spiegano anche il minor ricorso al ricovero ospedaliero sia in reparti di degenza ordinaria (stranieri: 15,3%; italiani: 24%) che di terapia Intensiva (stranieri: 1,7%; italiani: 2,1%).