Toscana

DARFUR (SUDAN), INVIATO PAPA: KHARTOUM GARANTISCA SICUREZZA SFOLLATI

Il governo sudanese deve “garantire in collaborazione con la comunità internazionale l’assistenza e il ritorno in sicurezza ai loro villaggi di coloro che sono stati privati di tutto; essi sono stati costretti a fuggire e vivono in condizioni indegne dell’uomo”. È quanto ha dichiarato in un comunicato stampa diffuso in Vaticano monsignor Paul Josef Cordes, presidente di ‘Cor Unum’, inviato la scorsa settimana da Giovanni Paolo II nella regione occidentale sudanese del Darfur, teatro di una gravissima crisi umanitaria che ha già provocato oltre un milione di sfollati, più di 160.000 profughi nel confinante Ciad e da 10.000 a 30.000 vittime.

Appena rientrato a Roma dalla missione sudanese, monsignor Cordes nel testo fatto pervenire alla stampa ha ricordato di aver incontrato nel corso della sua visita il cardinale di Khartoum, Gabriel Zubeir Wako, il vice-presidente della Repubblica, Moses Machar, e il vice-governatore del Darfour meridionale. Di fronte alle autorità politiche l’inviato del Papa ha ricordato di essere ogni volta intervenuto “a favore delle agenzie cattoliche di aiuto per ottenere libero accesso, non sempre possibile, ai campi dei rifugiati”. In particolare, il presidente di ‘Cor Unum’ ha ricordato di essersi recato in Darfur a visitare il campo profughi di Kalma, nel pressi della città di Nyala, dove ha potuto “incontrare alcuni rappresentanti di agenzie cattoliche di assistenza, che stanno preparando, insieme con altre agenzie cristiane, un programma di aiuto per 17 milioni di dollari. Indescrivibili sono le condizioni di migliaia e migliaia di persone: solo a Kalma si trovano circa 10.000 sfollati, accampati nel deserto sotto tende di paglia e teloni di plastica” si legge nel comunicato, in cui monsignor Cordes ricorda anche di aver celebrato ieri messa con il cardinale di Khartoum e il nunzio in Sudan nella cattedrale della capitale sudanese, manifestando “la speciale sollecitudine del Santo Padre per la Chiesa in Sudan e per tutto il popolo sudanese, affinché si trovi presto una soluzione al grave problema umanitario che affligge il Paese e la comunità cattolica possa dare il suo contributo alla pace e alla libertà nel Paese”.

In conclusione, fa sapere monsignor Cordes, “la guerra nel Sudan è stata trascurata e ignorata dall’opinione pubblica per troppo tempo. Finalmente il mondo segue oggi questo Paese con attenzione; i responsabili che ispirano la politica internazionale hanno scoperto il proprio dovere di guardare al di là dei propri interessi”.Misna