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EUROPA: RAPPORTO 2005 SUL RAZZISMO, I ROM PIÙ DISCRIMINATI

“I Rom appaiono come il gruppo più vulnerabile ed esposto al razzismo nell’Unione europea. Essi subiscono discriminazioni nei settori del lavoro, della casa e dell’educazione e sono regolarmente vittime di atti di violenza”. Il Rapporto 2005 dell’European Monitoring Centre on Racism and Xenophobia (Osservatorio europeo sul razzismo e la xenofobia, agenzia specializzata dell’Ue con sede a Vienna), presentato oggi a Vienna e Bruxelles, stila un lungo elenco di problemi relativi all’accoglienza degli stranieri e delle categorie meno tutelate nei paesi aderenti all’Europa comunitaria, proponendo poi una serie di “buone pratiche” per l’integrazione.

“Altri gruppi – si legge ancora nel Rapporto – sono sottoposti a discriminazioni”; fra questi “i lavoratori originari dell’Africa, del Medio Oriente, dell’Asia e dell’America Latina”. I gruppi musulmani “si scontrano con situazioni particolarmente difficili in molti Stati membri. Allo stesso modo i nuovi immigrati dalla Russia o dall’Ucraina possono essere oggetto di discriminazioni”. La ricerca dell’Eumc (questa la sigla inglese dell’organismo comunitario) prende in esame esperienze problematiche nel mercato del lavoro, della disponibilità di alloggi, nel settore dell’istruzione. “Il Rapporto mostra chiaramente che abbiamo ancora molto da fare”, spiega Anastasia Crickley, presidente del consiglio di amministrazione dell’Eumc. “Alcuni Stati Ue lavorano attivamente per combattere la discriminazione e l’esclusione e forniscono buoni esempi che indicano la strada da seguire, ma ce ne sono altri molto lenti nell’applicare le normative chiave”, promosse dall’Unione per affrontare il razzismo.

“I migranti e i gruppo minoritari sono sovrarappresentati tra le categorie lavorative più modeste. La segregazione nel settore-casa è particolarmente evidente in alcuni paesi. Allo stesso modo, il tasso di successo scolastico e il livello di istruzione mostrato dai migranti e dalle minoranze sono nettamente inferiori a quelli della popolazione maggioritaria”.

Il Rapporto annuale dell’Osservatorio europeo sul razzismo e la xenofobia di Vienna interpreta i numerosi dati raccolti e i casi evidenziatisi, per spiegare come nell’Europa dei 25 l’esclusione prenda vari volti: quello della discriminazione sul posto di lavoro, quello di un maggior grado di insuccesso scolastico, fino a giungere a deliberati atti di violenza (basti ricordare gli episodi di incendi dolosi a edifici abitati soprattutto da immigrati, verificatisi negli ultimi mesi in Francia e in Germania). “I nuovi provvedimenti legislativi varati dall’Ue hanno mostrato qualche ricaduta positiva – spiega Beate Winkler, direttrice dell’Eumc -. D’altro canto abbiamo rilevato come la maggior parte degli Stati Ue manchi dei dati indispensabili per verificare l’incidenza delle politiche sociali ed economiche sulle loro minoranze etniche”.

“Gli esempi concreti di discriminazione nell’Ue vanno dalla disponibilità di alloggi mediocri” per le famiglie immigrate alla “segregazione di bambini stranieri in ‘istituti di educazione specializzati’, fino all’attitudine, anch’essa discriminante, di alcune agenzie per l’impegno che, obbedendo alle consegne di una parte degli imprenditori, non propongono taluni posti di lavoro agli immigrati”.

Nel Rapporto 2005 sulle discriminazioni razziali in Europa, reso noto oggi dall’agenzia Eumc, si trovano anche varie “iniziative e misure politiche indirizzate a promuovere l’uguaglianza e migliori relazioni tra le comunità d’accoglienza e i gruppi minoritari”. L’Eumc avanza, in questa direzione, alcuni consigli agli Stati membri: “Applicare pienamente la legislazione anti-discriminatoria dell’Ue”; “assicurare che le strategie nazionali per l’occupazione comportino l’obiettivo di migliorare la situazione dei migranti”; eliminare le cattive abitudini in atto, fra cui “l’esclusione di certe categorie dall’assegnazione di alloggi popolari”; “fare in modo che l’accesso all’istruzione sia garantito a tutti”; continuare a sviluppare la legislazione e le iniziative in materia di diritto penale e la raccolta di dati sugli episodi razzisti, così da creare una base adeguata per delle politiche di protezione delle vittime e di dissuasione degli autori”. Sir