Toscana

Giorno della memoria, il 27 gennaio al Mandela Forum di Firenze con settemila studenti toscani

Le prime ragazze e ragazzi arriveranno al Mandela Forum di Firenze poco dopo le otto di mattina. Oltre duemila in pullman, quasi tremila in treno, gli altri con mezzi vari.  Si sposteranno da 86 scuole medie superiori di tutte e dieci le province: 22 quelle della Città metropolitana (quattordici nella sola città di Firenze), 5 da Grosseto, 6 da Livorno, 9 da Lucca, 8 da Massa Carrara, 9 da Pisa, 7 da Pistoia, 6 da Prato ed 8 da Siena. Sono studenti del quarto e quinto anno. Ma ci saranno anche poco meno di centocinquanta studenti universitari e trecento cinquanta ragazzi e ragazze di scuole medie inferiori fiorentine.

“Tutti lì – si sofferma la vice presidente ed assessora alla cultura, Monica Barni –  per ascoltare e riflettere sulla nostra storia: 80 anni dall’entrata in guerra dell’Italia, 75 anni dopo l’apertura dei cancelli di Auschwitz. Un lavoro che è iniziato in classe e  che a scuola poi proseguirà”. Il tema quest’anno è quello delle vite spezzate dall’odio e dai conflitti, con un ponte tra passato e presente.  “Purtroppo – conclude – viviamo ancora in un mondo di guerre ed è importante attualizzare dunque il racconto”.  

Ad accogliere ragazze e ragazze al Mandela sarà come sempre Enrico Fink e l’Orchestra multietnica di Arezzo. Le musiche klezmer rivisitate dal musicista sono da sempre la colonna sonora dell’iniziativa che vede gradinate di studenti seduti ad ascoltare la voce dei sopravvissuti e dei testimoni dello sterminio nazifascista. Quest’anno però c’è una novità. Con Fink e l’orchestra multietnica ci saranno sul palco anche Alexian Santino Spinelli e il suo gruppo, i quali daranno vita assieme ad un incontro artistico tra musiche della tradizione ebraiche e quella rom italiana, narrando in una contaminazione di linguaggi una comune storia. Rom e sinti, come gli ebrei, furono infatti messi da parte, deportati e sterminati.

Attorno alle 9.30, dopo i saluti della vice presidente della Regione Toscana Monica Barni e il sindaco di Firenze Dario Nardella, il meeting entrerà nel vivo. Sul palco si alterneranno nella conduzione Ugo Caffaz, ideatore nel 2002 del Treno della memoria toscano, lo storico Giovanni Gozzini, il giornalista Adam Smulevich, lo storico Luca Bravi.

Lunedì al Mandela di Firenze la storia degli internati militari sarà rievocata attraverso le pagine del diario di Elio Materassi, cittadino della Sieci oramai scomparso da diversi anni, nel 2011, deportato nella Bassa Sassonia a Scwanewede. La deportazione politica sarà raccontata attraverso Vera Michelin Salomon e Marcello Martini, venuti meno l’anno scorso e testimoni instancabili, sempre pronti ad incontrare i giovani per ricordare quello che è stato. La Shoah degli ebrei rivivrà con i volti di Kitty Braun, finita a nove anni con la madre a a Ravensbruck e Bergen Belsen, e di Tatiana Bucci, deportata a sei anni e sopravvissuta con la sorella Andra al campo di Auschwitz Birkenau. Ma ci sarà anche Vera Vigevani Jarach, che in un campo di sterminio non ci è mai finito (il nonno è morto ad Auschwitz) ma ha patito comunque le leggi razziali e l’esilio e in Argentina, dove con i genitori era fuggita, ha dovuto poi affrontare un’altra tragedia, la perdita nel 1976 della figlia, una dei 30 mila desaparecidos vittime della dittatura di Videla.

Ma la Toscana vuole ricordare vivendo anche il presente, per farne un faro per poterci navigare. Così nella seconda parte del meeting si racconterà il razzismo che continua a manifestarsi e la guerre, con i loro crimini, atrocità, stermini e deportazioni, che proseguono. Spetterà ad Irvin Mujcic, bosniaco musulmano, trentratrernne, raccontare cosa è stata la guerra nella vicina Bosnia Erzegovina e il massacro di Srebrenica, la sua città, dove tra nel luglio 1995 l’esercito dei serbi guidati dal generale Mladic massacrò 8.372 musulmani bosniaci, per lo più ragazzi e uomini. Irvin e la sorella Elvira, scrittrice, si salvarono (trovando poi rifugiò in Italia); lo zio e il padre invece non ce la fecero.

Eva Rizzin, ricercatrice quarantaduenne presso l’università di Verona, rievocherà invece la storia della sua famiglia perseguitata e sterminata ad Auschwitz, come molti altri sinti e rom, ghettizzati e messi ai margini anche dopo la seconda guerra mondiale. Attorno alle una il meeting si concluderà, di nuovo con la musica di Enrico Fink, l’Orchestra multietnica di Arezzo ed Alexian Santino Spinelli Group.