Toscana

I degni eredi di Leonardo. La Toscana tecnologica

di Ennio CicaliMeccanica di precisione, un settore poco conosciuto al grande pubblico, per gli analisti economici l’unico che in un periodo di vacche magre per le esportazioni sia riuscito ad avere un incremento del 14,2 per cento, secondo l’ultimo rapporto Irpet. È la vittoria dell’innovazione tecnologica sui settori tradizionali: ottica, elettronica, impianti di illuminazione, orologeria sono i settori che maggiormente tirano. Nomi conosciuti come Galileo Avionica, che recentemente si è aggiudicata una commessa da 160 milioni di euro per fornire sonar di equipaggiamento per elicotteri delle Marine militari italiana e olandese, ma anche la pisana Siemens che produce componenti elettrici, la fiorentina Targetti Sankey, azienda leader per la realizzazione di impianti di illuminazione, Ote Biomedica che costruisce attrezzature biomedicali, Alcatel specializzata in materiale per la telefonia mobile, Alenia, impegnata nel settore aerospaziale, Gilbarco ex Logitron, tra le maggiori aziende mondiali che produce sistemi di automazione per stazioni di servizio e per pagamento con telefonini (Wise), la Cdc di Arno Valley che opera nell’informatica. Pochi nomi per dare un’idea di una Toscana tecnologica, rappresentata da migliaia di aziende, industriali e artigiane, non citate ma altrettanto valide e rappresentative del loro settore. Un settore capace di continuare a vendere, nonostante la crisi e la spietata concorrenza internazionale e l’euro forte che riduce l’appetibilità dei prodotti italiani. Ma è anche una Toscana che conta nel mondo scientifico internazionale. Che esporta prodotti ma anche innovazione tecnologica costituita da brevetti, invenzioni, know how, marchi di fabbrica.Un comparto importante per l’economia regionale, quello della meccanica di precisione, con 6 mila 500 aziende, il 5,6 per cento delle imprese manifatturiere toscane, con circa 38 mila addetti, pari al 4,9 della forza lavoro regionale. Aziende grandi che convivono con altre decisamente piccole, molte hanno una dimensione media di 6 addetti, ma che hanno un denominatore comune: la tecnologia e la capacità di tradurla in applicazioni pratiche come fattore di sviluppo dell’impresa. Una strada sempre più percorsa dall’industria ma anche dalle imprese artigiane più avanzate. Un settore che interessa quasi tutte le province toscane. Il 30 per cento è concentrato nell’area fiorentina, il 12 per cento nel Pisano, soprattutto nell’indotto Piaggio, e il 12 per cento nel Pratese, soprattutto per il meccanotessile.Un’esperienza importante è rappresentata da Arno Valley costituito da aziende che hanno caratteristiche simili a quelle dei distretti toscani. Due indagini recentemente condotte su 1000 aziende in Toscana e un’altra su 200 dell’area pisana hanno fornito una fotografia del settore. Sono piccole aziende: l’85% occupa meno di 10 persone. Il loro fatturato è conseguito per il 28,8% con la vendita e sviluppo di software, per il 21,2% con l’erogazione di servizi di integrazione software-hardware e per il 16,1% per prestazioni di consulenza-formazione.

Il fatturato evidenzia le piccole dimensioni. Infatti, l’88,3% fattura meno di 1 milione di euro mentre solo il 6,85 fattura tra 1 e 2,5 milioni di euro. Sono in genere aziende con orientamento al prodotto mentre è carente l’aspetto marketing-commerciale e manageriale. Il rapporto con i centri di ricerca e l’Università è molto attivo, ma generalmente orientato all’innovazione del prodotto. L’attività formativa è quasi interamente volta a migliorare gli aspetti tecnici.

In genere si tratta di giovani aziende nate negli ultimi tre anni con un’età media dei soci di 33 anni. Nascono con capitali propri e hanno difficoltà a crescere.È questa la «Toscana tecnologica» che affronta la globalizzazione dei mercati e dei capitali. Un evento che nasconde rischi e opportunità. La qualità dei prodotti toscani rappresenta sicuramente una carta importante da giocare per la conseguire competitività in campo internazionale. Tuttavia, la dimensione prevalentemente piccola delle imprese toscane costituisce un rischio. Molte piccole aziende rischiano di affogare nel grande mare della globalizzazione. Per evitare una brutta fine occorre che le piccole imprese facciano rete e puntino decisamente sull’innovazione tecnologica. Non tutte da sole ce la possono fare. Sarà proprio su questo punto che si misurerà la capacità della Regione Toscana di sostenere il tessuto produttivo regionale, non solo per i comparti tradizionali ma anche per quelli innovativi.

Scienza e tecnologia, tra speranze e timori