Toscana
I tempi della famiglia
E tirar fuori da una prospettiva meramente commerciale il giorno di San Valentino (che il tam tam pubblicitario ce lo fa associare a cioccolatini, rose rosse, sms più o meno gratuiti e cene al lume di candela), recuperandolo nel suo significato di festa della famiglia.
Come? Premiando, ad esempio, una coppia di sposi, Danila e Massimo Niccolai che con altre quattro famiglie e una comunità di padri gesuiti, ha costituito a Villapizzone (Milano) una delle prime esperienze in Italia di condominio familiare, dando vita ad una cooperativa che dà lavoro ad una sessantina di persone tra disabili, ex detenuti, soggetti a rischio.
La festa è in programma questa domenica 13 febbraio, vigilia di San Valentino, alla Casa della Città “Leopolda” di Pisa (ore 16-19). Sarà una festa “formato famiglia”. Animata dal clown Cristiano Masi, in arte Rufus. Un recital dei giovani della parrocchia dei santi Pietro e Paolo di Livorno (dal titolo «Un genio in famiglia») offrirà spunti di riflessione sul ruolo di genitori e figli.
Un talk show dal provocatorio titolo “Ma in casa non si timbra il cartellino” darà il via ad un ragionamento sulla qualità del tempo speso in famiglia. L’incontro, moderato dal vicedirettore di Toscanaoggi Andrea Fagioli, si avvarrà del contributo della giornalista Isabella Poli, membro del Comitato per l’applicazione del Codice tv e minori e della Commissione minori e programmazione Rai, e del sociologo Massimo Ampola.
Famiglie, dunque, aperte o chiuse? Per Isabella Poli, giornalista, membro del comitato per l’applicazione del codice tv e minori, «dal sondaggio si ricava l’impressione di una famiglia poco socializzata all’esterno e dove si è molto attenti ai propri interessi personali. Allo stesso tempo, però, si rilevano anche elementi di segno opposto. Apparentemente, infatti, si dialoga molto all’interno della famiglia, anche se la compresenza fisica è limitata per più della metà degli intervistati alle sole ore serali. Quanto alla fruizione televisiva, sarebbe stato interessante anche conoscere quanti figli minorenni delle famiglie intervistate hanno il televisore in camera e quindi guardano la tv da soli».
Quando telefoniamo ai due per prospettargli la nostra decisione di affidare loro il premio, troviamo Danila intenta a gestire un pranzo per diciassette persone. No, non si tratta di una festa: «Questo è l’ordinario».
«Più che una comunità di servizio commenta Massimo è una comunità di vita, in cui si cerca di cogliere tutta la ricchezza del presente, con la sua precarietà e intensità che apre agli altri e al futuro».
Dall’esperienza lavorativa maturata nelle comunità dell’associazione, è nata la cooperativa «Di mano in mano». Si tratta di una impresa sociale che si occupa di sgomberi di appartamenti, riciclo tramite il mercatino dell’usato e smaltimento dei vari materiali smistati. Il lavoro, semplice e fattibile da tutti, è mezzo privilegiato di comunicazione e crescita nei rapporti. E coinvolge circa sessanta persone, tra soci lavoratori ed inserimenti lavorativi di giovani che vengono non solo dalle comunità, ma anche dal carcere, dalla strada o da situazioni di disagio sociale.
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San Valentino, protettore ed eroe per caso
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