Il bilancio delle vittime del terremoto che sabato scorso ha colpito la provincia di Yogyakarta, nell’isola di Giava in Indonesia, è salito a 5846, secondo l’ultimo aggiornamento diffuso dal Ministero dell’Interno. La mancanza di adeguati rifugi per i senzatetto – stimati in 130.000 – resta la principale preoccupazione. Solo un terzo delle persone rimaste senza casa è stata sistemata in tende e sono molte migliaia le case completamente distrutte o seriamente danneggiate. Ma la macchina degli aiuti è ormai pienamente funzionante, anche se alcune comunità nelle aree meno raggiungibili denunciano di non aver ricevuto sufficienti aiuti. Molte delle organizzazioni internazionali attive nella provincia di Aceh, la regione settentrionale dell’isola di Sumatra severamente colpita dallo tsunami del 2004, stanno trasferendo uomini e risorse a Yogyakarta. Per Charlie Higgins, responsabile del team di soccorritori inviato dalle Nazioni Unite intervistato dall’agenzia Reuters’, i danni e i morti provocati dal sisma nell’isola di Giava (della forza di 6,3 gradi Richter) appaiono limitati, in particolare se paragonati alla catastrofe causata dall’onda anomala ad Aceh, che causò 170.000 vittime e centinaia di migliaia di sfollati. Il terremoto non è un disastro di proporzioni tali che le autorità locali non possano affrontare ha detto, aggiungendo che in questo caso l’Onu avrà un compito diverso da quello svolto ad Aceh, limitandosi a un ruolo di supporto. Secondo Higgins è importante che le agenzie internazionali tornino a concentrasi sulla ricostruzione post tsunami dopo aver stabilizzato la situazione a Yogyakarta. Il distretto di Bantul, che appare l’area più colpita, ha una popolazione complessiva di 800.000 abitanti, mentre l’intera provincia ne conta oltre 3 milioni. A destare preoccupazione resta la minacciosa presenza del vulcano Merapi, una trentina di chilometri a nord di Yogyakarta e 70 dall’epicentro del sisma, la cui attività, ripresa settimane fa, ha fatto registrare finora 162 colate di lava scese circa 3 chilometri lungo le falde.Misna
